In un altro post è stato brevemente descritto il funzionamento dell’esposimetro.

Ora alcuni semplici ma fondamentali consigli pratici per chi usa il digitale (i consigli non sono applicabili all’analogico).
Evitate di sovraesporre eccessivamente e di “bruciare” i soggetti nel bianco (a meno che non sia desiderato).
In parole semplici, se il sensore cattura troppa luce saturerà la foto in alcune zone, che appariranno alla fine bianche: lì dettagli non saranno visibili e sarà impossibile recuperarli in un secondo momento.
La foto a lato ha delle aree colpite dalla luce che appaio sovraesposte. In questo caso specifico la situazione non è drammatica: ci sono delle aree molto “chiare” ma non completamente bianche.
Pazienza per il fondale, che appare fuori fuoco, ma la mia intenzione è quella di salvaguardare i dettagli, soprattutto quelli del soggetto.
La foto ha quindi una esposizione sbagliata. Eccessiva. Anche se apparentemente corretta.
Il problema della bruciatura, purtroppo, non è tanto di visualizzazione a video, ma di stampa. Molte stampanti, anche in laboratori attrezzati, interpretano il bianco assoluto (saturo) come una mancanza di informazione: c’è il rischio che vi ritrovate in mano della stampe che in quelle zone hanno il colore della carta, e questo potrebbe non andare bene.
La camera, comunque, è in grado di evidenziarci il problema. Le zone rosse stanno ad indicare che lì ci sarà una perdita di dettagli irreversibile  a causa di sovraesposizione.
Ecco che scatta il secondo consiglio: abilitate nella camera la funzione di highlight delle alte luci (si chiama così). Se vedete lampeggiare (normalmente di rosso) alcune zone dell’immagine, reimpostate i parametri di scatto e riprovate.
Non fidatevi di ciò che vedete sul display della camera. Le condizioni ambientali cambiano colori e luminosità del display. Non si giudica mai una foto solo dalla sua preview, ma dovete approfondire. Le alte luci e l’istogramma vi confermeranno che la foto è riuscita.
In particolare l’istogramma della foto è al lato. E’ tutto spostato verso le alte luci. Ed è evidente che ci sono anche dei bianchi, quindi pixel saturati. Nonostante il monitor vi possa far credere il contrario.
L’istogramma della foto corretta (che non vedete) appare diverso, seppure avendo subito una piccola correzione: notate che il diagramma non presenta pixel nella zona del bianco totale, quella all’estrema destra del grafico. Non ci sono aree bruciate nelle alte luci.
Detto questo però è necessario fare alcune precisazioni: possono esserci condizioni nella quali diventa impossibile non bruciare qualche area: l’importante è che non faccia parte del soggetto principale, e non disturbi.
L’altro consiglio: nel dubbio è meglio sottoesporre. Infatti, anche se non lo vedete ad occhio nudo, è certo che le zone “scure” della vostra foto conservano molte più informazioni di quanto non crediate. In fondo un minimo di luce, anche se impercettibile, lì è stata intercettata. Potete sempre tornare a casa, passare l’immagine in un editor, ed aumentare l’esposizione artificialmente. Vi stupirà vedere come compaiono dal buio i vostri dettagli. Per le zone bianche questo non succede: le zone bianche perdono irrimediabilmente tutte le informazioni.
E’ ovvio che per fare questo è necessario salvare i files in camera in modo meno compresso possibile: quindi il JPG di alta qualità è il requisito minimo. Ma io sono del partito estremo.
Quindi l’ultimo fondamentale consiglio: scattate sempre sempre sempre in RAW (NEF per la Nikon): in questo modo non solo recuperate dalle ombre i dettagli alla loro massima qualità, ma spesso potete anche recuperare qualche dettaglio nelle alte luci. Insomma, il file RAW, che è il vero negativo della vostra foto, che non ha i post processi che spesso creano i danni irreversibili, può darvi l’occasione di recuperare magicamente una foto sbagliata.
Non pensate però che scattare in RAW vi dia il diritto di impostare la camera a caso (tanto poi correggete): i risultati che potete ottenere davanti al PC, seppur incredibili, saranno comunque diversi da quelli ottenuti in fase di scatto. E poi volete mettere la soddisfazione di avere scattato coscientemente una buona foto e di risparmiare le successive sessioni di fotoritocco?
Per concludere alcuni esempi in cui la sovraesposizione fa parte del processo creativo di una foto. E quindi non solo sovraesporre è buono, ma obbligatorio:
Alba al boschetto dei cipressi - 2
Incroci di luci
Sagome di luce

Date un occhio al video: