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Quante volte capita di vedere un proprio scatto e di constatare che i colori non sono come quelli reali.

Magari nel monitor vedete alcune sfumature diverse, e poi in stampa ancora diverse.

Il problema è complesso, e fa parte della gestione del colore, soprattutto quando il workflow fotografico  porta una immagine a transitare da dispositivi differenti, che interpretano i colori in modo differente.
Ci vorrebbe un intero blog a tema.

Quindi preoccupiamoci di una questione macroscopica e fondamentale collegata alla gestione del colore, che riguarda il bilanciamento del bianco.

Lo sapete che la luce ha un colore ed una temperatura?
Forse intuitivamente si.
E se considerate che la luce è il vostro “pennello per la vostra tela“, allora comprendere la luce, ed i suoi colori, è un passo obbligatorio.

Questo non è un trattato di fisica ottica, per cui semplifichiamo.

Cominciamo con ordine: il sole è la fonte di luce principale. Una fonte calda, facilmente disponibile.
Poi ci sono una serie di fonti artificiali: lampade ad incandescenza, al neon, a led. E così via.

La temperatura della luce si misura in gradi Kelvin (K), ed è effettivamente legate alla temperatura che determinati materiali raggiungono emettendo luce. Non sempre. C’è di mezzo un corpo nero. Ma semplifichiamo. Anche perché ogni fonte luminosa possiede uno spettro di colori (avete presente l’arcobaleno?) e non un colore solo.

Tralasciamo poi fenomeni come la luminescenza, le varie interazioni ottiche della luce con l’ambiente, come le riflessioni.e le rifrazioni, che modificano temperature e colori di una scena. Dimentichiamoci di luci ed ombre. Dimentichiamoci di ciò che ci dice l’esposimetro, e concentriamoci sul semplice colore dominante di una immagine.

E’ possibile che qualche vostra foto abbia una dominante di colore indesiderata. Magari tende all’arancio, oppure all’azzurro.
La responsabilità di questa effetto è il sensore, o meglio i processi di elaborazione delle vostra camera, che ha male interpretato la sorgente di luce, e quindi ha introdotto una correzione che ha alterato i colori della foto, introducendo una tonalità artificiosa.

In genere la camera sbaglia quando le sorgenti sono molte, e diverse tra di loro. Non comprende quale sia la giusta temperatura colore, e quindi azzarda una impostazione.

Ecco un esempio semplice:

Nella foto di sinistra la camera ha impostato una temperatura colore di 5700K, cioè una luce diurna  fredda, e quindi ha corretto aggiungendo toni caldi. A destra ha impostato 4400K, una luce diurna più calda, del tardo pomeriggio, e quindi la camera ha corretto aggiungendo toni freddi.
In entrambi i casi il risultato dell’automatismo è sbagliato, ed infatti in entrambi i casi le foto hanno una dominante di colore.
Al centro si ha una impostazione della temperatura di 5100K, una luce diurna normale, di mezza giornata, ben soleggiata. In questo caso la temperature della sorgente luminosa è stata indovinata, e quindi la foto non ha dominanti di colore (la temperatura del sole alto e diretto è di 5500K).

A parte i valori numerici, soffermatevi sulla dominante di colore: a sinistra un risultato caldo, con dominanti arancio, a destra un risultato freddo con dominanti azzurre. Al centro una immagine nettamente più neutra.

Avendo tre immagini a confronto sembra tutto molto semplice, ma come individuare la dominante?
Analizzando le aree neutre, bianche o grigie, che dovrebbero rimanere in foto bianche o grigie.
E spesso analizzando gli istogrammi.

Quello in alto è l’istogramma della foto a destra, quella più azzurra: c’è un istogramma per ogni colore fondamentale RGB (Red, Green, Blue).
La scala RGB ha valori che vanno da zero (RGB 0,0,0 equivale al nero) a 255 (RGB 255,255,255 equivale al bianco). Ad esempio il verde vale RGB=0,255,0.
Dove i colori di sovrappongono, si ottiene il colore risultante per addizione: quindi, ad esempio, rosso e verde danno il giallo. Dove i colori si sovrappongono tutti con gli stessi valori, si hanno i toni neutri, i grigi.

Innanzitutto si vede che spicca un’area completamente blu nel centro del diagramma: è un indizio ma non determinante (la maglia del ragazzo è azzurra).
Ma se voi andate ad analizzare il codice RGB di un pixel in zona grigia (neutra), vi togliete ogni dubbio.

Ho appoggiato il mouse sopra la banda bianca (che dovrebbe essere bianca) della transenna. Già a occhio si vede che è azzurra, ma il codice RGB parla chiaro: R=45,4 G=46,3 B=53,7 (si vede anche in alto sotto l’istogramma). C’è una dominante azzurra, la percentuale di blu è più alta: se fosse grigia, come atteso, i tre codici sarebbero sostanzialmente uguali.
Quindi il bilanciamento del bianco impostato sulla macchina è errato, in quanto la banda non è grigia come desiderato.

Da qui si capisce anche perché si parla di “bilanciamento del bianco”: si tratta infatti di far diventare i toni neutri realmente neutri quando invece hanno un viraggio che tende all’azzurro o all’arancio.

Alcune osservazioni: il bilanciamento del bianco è un ulteriore strumento creativo: questo significa che a volte  inserire dominanti di colore è voluto, magari per aggiungere una atmosfera che altrimenti, nella realtà, mancherebbe: quindi il bilanciamento è in funzione del risultato finale che si vuole ottenere, che è soggettivo.

Nella foto in alto, rispetto alla foto neutra (a sinistra) potrebbe essere preferibile aggiungere toni caldi per giustificare il cappello di paglia in una giornata soleggiata e afosa.

Nella foto in alto, il bilanciamento della sabbia, che quindi è desiderata neutra, enfatizza la giornata autunnale. Mentre l’immagine a destra ha i toni di un pomeriggio estivo.

A questo punto, però, diventa necessario capire come impostare il bilanciamento del bianco, sia in fase di scatto sia in fase di post produzione. Ma questo è un altro post.