Una bella lezione è quella di Joel Meyerowitz (il video, che ho già postato altre volte su questo blog, purtroppo è di scarsa qualità):

Il concetto è semplice: un fotografo buttato in mezzo alla gente in una grande città…

Ognuno affinerà la propria tecnica, in funzione del tipo di immagini che vuole riprendere, oppure in funzione delle propria indole.

Vedere Joel al lavoro fa sembrare tutto molto semplice, complice anche una città indifferente come New York: ma scattare foto a gente sconosciuta, senza per altro perdere di vista il lato “artistico” e “documentale” del gesto, risulta tutt’altro che banale.
Ecco alcune indicazioni di massima, che spero ognuno di voi approfondirà a suo modo:

___ Studiate dai grandi: riporterò in un apposito post una serie di nomi di grandi fotografi, del passato (ma anche del presente). Fatevi ispirare: questo serve anche a comprendere che la street photography è un genere vario, complesso ma anche molto personale. e che questo genere, antichissimo, richiede non solo tecnica, ma soprattutto cultura fotografica.

___ Ricordatevi che la street photography è un modo per mettersi in contatto forte con il mondo e con gli altri: attraverso le vostre foto dovranno nascere cose come la curiosità, la conoscenza, l’esperienza! Non siete paparazzi.
___ Dovete essere pazienti, curiosi e disponibili: non è raro che in una sessione di street photography si torni a casa senza una foto valida!
___ Preparatevi a camminare tanto (“le foto si fanno con i piedi“, ha detto Josef Koudelka); dovete cercare i soggetti, certo, ma questi, se trovate la giusta posizione, tenderanno a venire da voi. Cercate senza accontentarvi una buona location ed un buon fondale!
 
___ Tenete sempre a portata di mano una macchinetta fotografica: meglio se piccola, poco evidente. Magari silenziosa: spesso le foto sono “rubate“, e una reflex con tanto di teleobiettivo certamente metterà a disagio la gente, e vi farà  puzzare di paparazzo. Ma anche se decidete di chiedere il permesso di scattare una foto ai vostri soggetti, meglio essere discreti e gentili, disponibili ed educati: una attrezzatura poco aggressiva aiuterà ad instaurare un rapporto migliore.
___ La fotografia di strada è istinto: conoscere le regole serve anche a romperle consapevolmente. Fate amicizia con Henry Cartier-Bresson: imparate a memoria il suo libro “Il momento decisivo“: in sinstesi dovete capire cosa significa “Il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento così come della precisa organizzazione delle forme che danno a quell’evento la sua propria espressione”.
___ Io consiglio di scegliere posti affollati, o molto frequentati: i centri delle città sono tutti perfetti, e tutte le città sono perfette. La fotografia di strada si può fare in qualsiasi posto del mondo, dove ci sia gente e dove siano evidenti i segni dell’uomo.
___ State sempre all’erta, non abbassate mai la guardia: basta un attimo per rendere vana l’attesa di ore.
Melanie Einzing
___ Scegliete gli angoli dove le strade si incrociano (c’è un progetto interessante di Melanie Einzig che ha scattato “10 movimenti intorno ad un angolo“). Qui spesso succedono le cose più interessati. E sono i posti migliori dove fare ritratti di strada.
___ In alternativa potete darvi all‘inseguimento di qualche soggetto che vi ha colpito, o semplicemente potreste girovagare costantemente intorno ad una piazza, o per tutto un quartiere. Oppure tutto questo insieme!
___ Diventate invisibili: dovete mimetizzarvi con la gente, non far sentire la propria presenza. Vestitevi in maniera sobria, informale, non trascurata. Sorridete, lasciate capire alla gente che siete loro complici, e che non siete dei guardoni. Non dovete interferire con la scena (ma ci sono le dovute eccezioni, basta fare riferimento a William Klein o a Martin Parr, per capire che una provocazione o un flash trasformano una immagine!). Quando arrivate in un posto, fate sì che la gente abbia il tempo di abituarsi a voi: non entrate in scena in modo irruento per scattare due foto e poi scappare: fate capire che siete lì per un progetto.
 
Martin Parr
___ Conoscete bene la vostra attrezzatura: non porterete con voi certo zaino e obiettivi, quindi dovrete farvi bastare il minimo indispensabile. E non avrete il tempo di fare troppe regolazioni! (ma per questo meglio un altro post).
___ Conoscete la legge: ricordatevi che, in un luogo pubblico, avete sempre il diritto di scattare una fotografia. Purtroppo non si ha lo stesso diritto di pubblicare una fotografia. Inoltre ci sono alcuni luoghi pubblici, ma a gestione privata, dove non è nemmeno permesso scattare (stazioni erroviarie, centri commerciali, etc).
___ Una volta a casa (o in laboratorio) siate severi: salvate solo le foto che ritenete ottimamente riuscite. Non è un reportage di guerra, dove una foto sfocata può essere perdonata. Composizione, messa a fuoco, soggetti, fondali: tutto deve essere perfetto.
___ Imparate da Robert Frank: portate avanti un progetto (o anche più di uno): associate le immagini che siano formalmente o concettualmente simili. Forse un giorno potreste utilizzarle in serie per raccontare una storia. I singoli scatti ben riusciti sono certamente da apprezzare, ma una serie di immagini che hanno il profumo di reportage vi apriranno a mille ulteriori possibilità. E sacrificate anche le buone immagini che però non raccontano nulla (Robert Frank, dopo un anno di lavoro e 25.000 foto ne ha scelte una novantina…).
Nel prossimo post qualche consiglio tecnico!