Due differenti approcci.
Antitetici.

Leica 1: la prima macchina a telemetro di Cartier-Bresson

Henri Cartier-Bresson da una parte e William Kleindall’altra.

Venti anni di differenza, ma entrambi scattano negli anni ’40-’60.

Due modelli opposti.
In mezzo può essere compreso tutto il mondo della street photography.
Impossibile non averli come riferimento.
Henri Cartier-Bresson è forse il più grande streetpher che sia mai nato.
Certamente una leggenda.

Certamente il più influente.

Ancora oggi gli appassionati di fotografia sono ispirati dalla sua visione.
E la sua macchina, un telemetro Leica, è entrata nel mito grazie a lui: tant’è vero che oggi il marchio Leica è oggi naturalmente associato alla street photography.
Bresson, Gare St. Lazare, 1932
Una mano di velluto ed un occhio di falco è tutto ciò di cui si ha bisogno“, dice.
Per non parlare della definizione del suo “momento decisivo“.
E’ francese, e scatta molto a Parigi (ma gira per il mondo, dal Sud America alla Russia, uno dei pochi invitati per un reportage lì).
Cartier-Bresson è un purista ed ha il suo rigido set di regole, considerate oggi lo standard massimo per un fotografo di strada.
Le sue immagini non sono mai costruite, mai progettate (anche se sembrerebbe!).
Non ha mai chiesto a qualcuno di mettersi in posa.
Non ha mai usato il flash, considerato un elemento di forte disturbo, addirittura un elemento di maleducazione. Mai croppato (mai tagliato) una foto in camera oscura.
Lui si tiene a distanza, non disturba; studia il campo, analizza i suoi potenziali soggetti.
Scivola furtivo tra la gente. Approccia lo scatto in punta di piedi, in modo discreto e rispettoso, spesso a debita distanza (usava un 50mm): Bresson non altera la scena, ma la congela nel modo più oggettivo possibile.
La Leica è una macchina 35mm piccola, discreta, silenziosa. Rapida: lui trattiene il fiato, come un arciere che deve scoccare una freccia.
Cartier-Bresson attende, paziente, che tutti gli elementi si incastrino in un insieme perfetto, un insieme che dura un battito di ciglia, un momento brevissimo, il suo momento decisivo, in grado di contenere completamente l’essenza di una scena.
Per lui, la fotografia non rappresenta solo un modo diverso di vedere il mondo, ma un modo diverso di viverlo. Cartier-Bresson (e i suoi seguaci) vogliono mettere ordine nel disordine del mondo.
Le sue foto, da subito, sono state pubblicate sulle più importanti riviste di europa, ed il suo successo (planetario) è stato enorme (è stato il primo fotografo ad esibire le proprie opere nelle sale del Louvredi Parigi).

William Klein – Gun 1 – New York
William Klein, l’enfant terrible della fotografia di strada negli anni ’60 è esattamente l’opposto di Cartier-Bresson.
Lui vive a New York, una città ruvida e grezza e dinamica e sporca.
Una città contrastata e scura. Come le sue foto.
Klein non ha paura di offendere le persone, sia per strada che con le sue pubblicazioni.
William Klein è il classico cattivo ragazzo di strada.
Perché lui è ispirato dalle energie negative, e non ha paura a scattare le sue foto sdraiato nel fango.
E’ sfacciato, subdolo, provocatore, tagliente.
A lui non interessa l’ordine. A lui interessa il caos e preferisce mettere disordine.
Interviene nella scena, la altera, addirittura la crea.
Interagisce con i suoi soggetti, non ha remore, non ha paura di farsi vedere.
Con lui si parla di action-photography.

Lui è l’artefice di una nuova visione che rompe tutti gli schemi e i concetti fino ad allora portati avanti con la fotografia. Proprio in quel periodo, negli anni ’50, la parola d’ordine era obiettività, eleganza, misura, distanza e discrezione, leggi imposte proprio dal fotografo modello di quel periodo: Henri Cartier-Bresson.

Lui addirittura prova a scattare senza inquadrare e passa letteralmente il processo fotografico al “tritacarne” (grane, contrasti, mosso).
Anche lui fotografa con una Leica, che l’artista stesso ammette di non sapere adoperare bene, e sfrutta la sua ignoranza in maniera esemplare.

Il libro “New York” di Klein non fu mai pubblicato negli USA. Come Robert Frank, si è ribellato contro la consapevolezza di bellezza ed eleganza, cercando di mostrare gli Stati Uniti in modo inedito, più realistico.

Due differenti approcci.
Antitetici.
Ogni streetpher potrà trovare una propria collocazione tra Klein e Bresson.
Basta decidere: le regole sono già tutte state scritte da questi due.