L’apertura di Amazon Italia ha riacceso la voglia di ampliare la mia biblioteca fotografica.
Bisogna ammettere che i prezzi dei volumi fotografici (ma non solo) sono assolutamente convenienti e la spedizione è quasi sempre gratuita oltre che rapidissima.

Una tentazione irresistibile.
E ovviamente ci sono dei titoli che mi mancano e che invece non possono mancare.

Questo in particolare è sempre stato per me un titolo “conflittuale“.
Il valore di Henri Cartier-Bresson è indubbio. E’ certamente un punto di riferimento assoluto. E se siete amanti della street photography, non avete scuse (anche se ai suoi tempi questa definizione non esisteva)!

Ma questo titolo mi è sempre puzzato di operazione commerciale.
Questa è la versione ufficiale:

Lo scrapbook è la riproduzione fedele dell’album originale che Henri Cartier-Bresson aveva personalmente preparato per presentarlo al Moma di New York nel 1946. 

Catturato nel 1940 dai tedeschi, dopo 35 mesi di prigionia e due tentate fughe, Caritier-Bresson riesce a evadere dal campo e fa ritorno in Francia nel 1943, a Parigi, dove ne fotografa la liberazione. Nel frattempo il MoMA di New York supponendo che il grande autore fosse morto in guerra, decide di presentare una mostra “postuma” del suo lavoro. Al suo ritorno, affascinato dalla notizia della mostra, Cartier-Bresson sceglie le fotografie che vorrebbe esporre. Seleziona e stampa circa 300 immagini, molte delle quali mai pubblicate prima e nel 1946 parte per New York con le stampe in una valigia. Al suo arrivo compra un grosso album, uno scrap book, appunto, dove incolla tutte le stampe prima di presentarle al MoMA. La mostra viene inaugurata il 4 febbraio 1947.

Negli anni novanta, Cartier-Bresson ritrova interesse per quello scrapbook, e oggi la Fondazione Cartier-Bresson, dopo averlo restaurato lo presenta al pubblico.

27 x 32 cm – 264 pagine – 234 tavole in tricromia – 537 fotografie bianco e nero

Qualcosa non mi torna: Henri Cartier-Bresson aveva appeso al chiodo la macchinetta fotografica nei primi anni ’70 per tornare al suo primo amore, la pittura. Dice: “In realtà la fotografia di per sé non mi interessa proprio; l’unica cosa che voglio è fissare una frazione di secondo di realtà“. E aggiunge anche che la fotografia è la rappresentazione della realtà, ma che lui era interessato alla propria interpretazione della realtà, che esprime attraverso i suoi quadri.

Nel 2000 (a 92 anni!), assieme alla moglie Martine Franck, crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti. Cartier-Bresson muore nel 2004, all’età di 95 anni.

Il volume Scrapbook è stato pubblicato nel 2006, a due anni dalla sua morte.
Dopo la mostra, finì sepolto in una valigia e poi nella biblioteca di casa, dove passò inosservato alla stessa moglie dell’artista fino al 1992, quando Cartier-Bresson ne aveva rimosso gran parte delle immagini a causa del deperimento della carta dell’album: soltanto 13 pagine rimasero integre.

Ed ora, all’improvviso, ecco un volume che ricostruisce l’album di quasi sessanta anni fa!
Questo è quello che dice la moglie Martine Franck:

“Ho sempre conosciuto lo Scrapbook, prima imballato in una vecchia valigia proveniente dall’appartamento della madre di Henri, poi seppellito nella nostra biblioteca – nascosto da occhi indiscreti. Di tanto in tanto, borbottava dicendo che era quel che c’era di più prezioso, insieme all’album che aveva prodotto per mostrare il suo lavoro a Jean Renoir, e che ne avrei dovuto avere molta cura.

Mi stupii tantissimo quando, una volta, lo vidi staccare i provini. Certo, la carta si stava disintegrando, ma rimpiangerò sempre di non aver potuto fotografare le pagine prima dello smontaggio. 

Sono felice che Agnès Sire, direttrice della Fondazione, abbia deciso di far rivivere questa raccolta unica che la dice lunga su questo periodo della vita di Henri, soprattutto sulle scelte delle immagini che aveva fatto all’epoca – 1946 – per questa mostra essenziale al MoMA di New York. Sessant’anni più tardi, risulta chiaro che non si era sbagliato”.

Il mio principale dubbio, oltre alla operazione evidentemente commerciale, sta nell’opera di ricostruzione di un album di 234 pagine di cui solo 13 sono rimaste documentate a distanza di 60 anni dalla sua improvvisata realizzazione. Certo, è disponibile tutta la corrispondenza tra Cartier-Bresson ed il museo di New York…
Ognuno se ne faccia un’idea.

La questione comunque sostanziale è che questo volume rimane una raccolta notevole, anche se si ferma al ’46. E se si abbandona ogni (presunto) pregiudizio, rimane una volume da possedere. Al prezzo su Amazon, poi, non ci sono scuse…

Mi piace pensare che Cartier-Bresson possa ritenersi soddisfatto dell’opera della moglie (in basso in un video insieme alla direttrice della Fondazione).