UAlcune riflessioni di Harry Gruyaert

Il mio lavoro racconta molto di me e dei soggetti che fotografo. Io non creo saggi giornalistici; certo non nego il valore del giornalismo, ma non mi interessa particolarmente. Quel che è importante per me, alla fine, è la forza di ogni singola immagine. Ognuna poi può essere vista insieme alle altre, realizzate sullo stesso tema, e insieme tutte possono creare un accumulo d’intensità – come si tratasse di un elogio del soggetto ritratto o di una profonda esperienza su questo stesso soggetto. Non ho mai voluto fare altro che fotografia… 

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Il pittore Pierre Alechinsky ha detto che l’arte dovrebbe essere una terapia – qualcosa che fai perchè ne hai veramente bisogno. Non pretendo di fare arte – anche se spero che qualcuna delle mie immagini possa raggiungere un tale livello. E’ molto pretenzioso affermare “sono un artista”, così dico solo “sono un fotografo”. Ma penso alla fotografia come a una terapia, qualcosa che ho bisogno di fare. Se non scatto fotografie per un mese, mi manca molto. E’ una relazione col mondo di cui sento necessità, una distanza: come essere più presente e in qualche modo meno presente al tempo stesso. Posso realizzare foto professionalmente, scattando in impianti industriali o in qualsiasi altra situazione lavorativa. Mi piace farlo; amo trovare soluzioni visive secondo le diverse esigenze. Ma la fotografia che sento più vicina a me è quella che nasce da questo personale, insopprimibile bisogno.