I miei familiari sono a quasi 1000 km di distanza.

Fare un regalo, per una ricorrenza o solo perché mi va, è spesso una impresa.

Ovviamente c’è internet: i negozi on-line (eBay e Amazon per primi) offrono molte soluzioni.
Non è certo come consegnare un pacchetto di persona per poi condividere le reazioni di chi lo riceve, ma di necessità ho fatto virtù.

Quest’anno, per Natale, ho regalato un abbonamento ad un periodico: un settimanale, Internazionale di Giovanni De Mauro.
Nelle edicole del mio piccolo paesino di provincia, chissà perchè, non si trova: problemi di distribuzione, sembra.
I primi di dicembre pago l’abbonamento con la mia carta di credito: mi si assicura che il primo numero sarebbe stato consegnato nella settimana del 19 dicembre, giusto in tempo.
Così preparo una cartolina di auguri, che spedisco a casa in modo che venga messa sotto l’albero, con gli altri regali.
La rivista però nella settimana del 19 non arriva.
Il maltempo: deve essere quello. E’ sempre colpa del maltempo.
Purtroppo passa Natale ed i miei si devono accontentare della promessa contenuta nel mio bigliettino.
Così aspetto il nuovo anno, speranzoso: la rivista non viene consegnata.
Sfilano anche Capodanno e la Befana.
La cosa mi disturba alquanto: era un regalo, per altro pagato non poco, e sono ormai sfumati 4 numeri.
Un disguido: potrebbe sempre succedere.
Così scrivo ai responsabili degli abbonamenti del periodico, e una signora molto cortese mi assicura che loro le riviste le hanno spedite puntualmente, e che è forse colpa delle Poste.
Le Poste. E’ sempre colpa delle poste.
Insisto, e mi suggerisce di aspettare ancora un paio di settimane, e poi di ricontattarla.
Passano due settimane, e gennaio è quasi finito.
Ricontatto la signora, che mi promette di fare un reclamo formale a Poste Italiane.
Succede ogni tanto – mi dice come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma non mi promette risultati.
Si offre però di prolungare l’abbonamento gratuitamente per un paio di mesi, ma capisco chiaramente che da lei non posso ottenere più niente.
Così, molto dispiaciuto, chiedo ai miei di fare una verifica all’ufficio postale del paese.
E così si scopre che c’è un solo portalettere, e che nel periodo Natalizio è andato in ferie, e poi è stato malato. Non è stato sostituito.
E che la preoccupazione principale è di consegnare tutta la posta importante (tracciata, aggiungerei io), certo non i periodici, che rimangono quindi in giacenza in attesa di tempi migliori.

Il portalettere, un ragazzo giovane, ogni tanto si fa avvistare in giro per il paese, e sempre senza i periodici: si becca pure qualche sonora lamentela. Evidentemente poco efficace.

L’ufficio locale non è molto grande (il paesino è piccolo): magari qualcuno cortesemente avrebbe potuto consegnarle allo sportello, quelle riviste: magari erano semplicemente impilate nella stanza là dietro.
Ma non si può. Esiste un rigido protocollo di responsabilità: sono in carico al portalettere: è necessario che sia lui a consegnarle.
Peccato però che i periodici non consegnati, dopo qualche tempo, vadano al macero.
Speriamo bene.
E così toccherà aspettare che si siano consegnate le raccomandate, le assicurate, forse le cartoline di Natale. E poi, forse, le riviste.
Intanto siamo arrivati a febbraio.
Miracolosamente una rivista è consegnata nella settimana del 7: peccato che sia il numero dei primi di gennaio: non è il massimo per una rivista di attualità. Ma qualcosa sembra muoversi.
Così decido di aspettare ancora.
Passano altre 2 settimane. Niente riviste.
Chiedo ai miei di tornare di nuovo alle Poste, e di sporgere formale reclamo.
Viene consegnato a mio padre un modulo da compilare, ma prima viene sottoposto ad un cortese interrogatorio dal funzionario dietro lo sportello, e poi viene invitato ad un colloquio amichevole con il Direttore: il portalettere è di una azienda esterna alle Poste, ed il direttore non ha su di lui alcuna autorità.
La cosa dovrebbe suonare strana, e sembra siano seguite le solite chiacchiere sul lavoro, sulle responsabilità, sul fatto che il portalettere è un mestiere faticoso, che ne hanno cambiati quattro in un anno, che nessuno lo vuole fare, e che però c’è la DittaEsterna, che non ci sono più le DitteEsterne di una volta.

Tante chiacchiere, e mai che una volta fosse trapelata la preoccupazione di non aver fornito un servizio, per altro pagato, o la preoccupazione di assumersi una benchè minima responsabilità.
Sintesi:
Sono solo riviste
Abbiamo di meglio da fare – 

Come dire, non se la prenda con noi, adesso c’è una DittaEsterna su cui scaricare comodamente il barile.
Mio padre compila il modulo di reclamo e torna a casa demoralizzato da una nuova consapevolezza che i portalettere sono come la tigre bianca doppia carpiata del Bengala  in via di estinzione.
Purtroppo torna a casa anche a mani vuote: così mi viene il sospetto che quel modulo, forse, abbia preso la via del Sacro Cestino.
Così mi reco personalmente, a 1000 km di distanza, in un ufficio postale qualsiasi, per sporgere formale reclamo.
Faccio la fila, ordinato, dietro a decine di anziani e loquaci signori in attesa della pensione.
Arrivo allo sportello e chiedo un modulo per i reclami.
Il tipo dall’altra parte mi guarda impietrito: in tutto l’ufficio cala un silenzio gelido. Passano momenti tragici, fino a che i dipendenti dietro il vetro si guardano terrorizzati: ilmodulodeireclami.
Così il tipo si alza pesantemente dalla sua sedia, infila la testa in un armadio metallico e ne esce dopo un paio di minuti tutto impolverato e con un foglio fitto fitto da riempire.
Me lo passa da sotto il vetro, lentamente, come per assicurasi che mi serva proprio.
E nel frattempo mi fa la domanda che tutti, lì dentro, stavano aspettando:
per cosa le serve questo modulo, cosa è successo? –
vorrei sporgere reclamo per un disservizio avvenuto in un altro ufficio. Posso farlo anche da qui? – 
Il foglio a quel punto gli è scivolato dalla mano con una fluidità quasi magica, e mentre sul suo volto tornava quel sorriso di cortesia, il vociare si è riacceso istantaneamente così come la fila dietro di me che si è rimessa in moto.
Per un attimo ho avuto l’impressione di essermi presentato allo sportello con una bomba a mano.
Così compilo il modulo, dettagliatissimo.
Lo consegno.
Viene letto dal funzionario. Tutto. Due volte. Solo per essere sicuro che lui, lì, non fosse nominato. O forse perché è zelante. Non so.
Borbotta qualcosa che ha a che vedere con i periodici e le stampe.
Mette due sonori timbri blu, e mi da una copia del reclamo. Firmata.

I miei sospetti erano fondati: il primo reclamo era andato a vuoto, senza una ricevuta consegnata, era andato a finire nel Sacro Cestino.
Verso la fine di febbraio, un paio di settimane dopo la via crucis alle Poste, i numeri della rivista hanno iniziato ad arrivare. Non tutti. Non sempre quelli nuovi.
Ma qualcosa evidentemente si è mosso.
Qualche giorno fa ho ricevuto una telefonata da un non ben identificato Ufficio Postale Centrale di Roma, che chiedeva ulteriori dettagli sul mio reclamo. Mi hanno assicurato che le Poste Italiane sono forti, efficienti, disponibili e non so che cosa altro. Ma che a volte qualcosa si può inceppare.
Non capita. Ma se capita è raro. Ma non capita.
Ho chiesto loro se avessero verificato la condotta di questo sperduto e dimenticato ufficio di provincia, ma la rapidità della loro risposta è stata più che eloquente: si, hanno fatto qualche telefonata, ma si sa, siamo tutti un po’ sottodimensionati. E qui…
da qui

Ieri mi è stato recapitata una lettera dalle Poste Italiane: rispondono ufficialmente circa le verifiche effettuate a valle della mia segnalazione.
Tutto a posto: loro sono forti, efficienti e disponibili.
E che, se le riviste non vengono consegnate, non è colpa loro, ma certamente dell’ufficio abbonamenti al quale mi hanno rimandato.
L’ufficio abbonamenti. E’ sempre colpa dell’ufficio abbonamenti.
Purtroppo, in preda ad uno scatto di ira, ho polverizzato il foglio: me ne pento. Avrei potuto postarlo qui.

Dopo un barlume di speranza, sono due settimane che le riviste non arrivano. Su circa 16 riviste, ne sono arrivate 8.

Evidentemente il portalettere è in settimana bianca.
O ha il mal di pancia.
Ed il Direttore deve consegnare personalmente le assicurate .

Sono profondamente deluso.
Per un regalo mancato.
Per aver obbligato i miei a rincorrerlo per l’ufficio postale del paese.
Per una significativa cifra andata in fumo.

Mi rendo conto che le riviste non sono importanti.

E non voglio accennare al fatto che ogni tanto anche le bollette, sempre puntuali per definizione, a volte non arrivano. E quelle sono più importanti. Sarebbe una polemica inutile.
Ma rimane quell’amaro dovuto alla totale impossibilità di poter reagire davanti ai continui disservizi e agli atteggiamenti strafottenti di chi la faccia non ce la mette mai.

E qui si potrebbe aprire un discorso lungo e noioso.
Non voglio dire che le Poste Italiane non funzionano.
Questa volta però non hanno funzionato.
Io però, la faccia ce l’ho messa: comprerò alcuni numeri della rivista e li spedirò personalmente a casa dei miei.

Non con Poste Italiane. Questo è sicuro.