Se c’è una cosa che non capisco, è scattare una fotografia in formato JPG, quando si può scattarla in formato RAW.

da qui

E’ come dire che si potrebbe avere la possibilità di disporre della tela originale della Gioconda per poterne apprezzare tutte le sfumature ed i dettagli autentici, ed invece ci si accontenta di una sua riproduzione, certo meno impegnativa, ma di sicuro non all’altezza.

Oppure è come dire che uno dispone di una Ferrari fiammante, e poi la domenica decide di lasciarla in garage per uscire con una Panda.

I paragoni sono un po’ azzardati, ma rendono l’idea della differenza tra una immagine RAW ed una immagine JPG: si spendono migliaia di euro per una fotocamera di ultima generazione, e poi si commette l’imperdonabile errore di produrre immagini di qualità simile a quella prodotta da una modesta fotocamera compatta per principianti.

Andiamo con ordine:
la parola RAW significa, letteralmente, non elaborato, grezzo.

E’ un formato grafico presente originariamente sulle reflex digitali in alternativa (o in accoppiata) ai più diffusi formati quali il JPG o il TIF. Oggi è facile trovare i RAW anche in molte fotocamere compatte di fascia medio alta, e si sta diffondendo sempre di più.

La maggior parte dei fotografi sono però spaventati da questo formato.
Intanto una immagine RAW pesa considerevolmente (certo non come un TIF!): possiamo dire che su una fotocamera da 5MP un file RAW misura almeno 5MB. Se pensate alle recenti fotocamere da 12MP (o anche da 21MP), provate ad immaginare le implicazioni di manipolare files di 12MB o 21MB.

Non solo: questo formato è interpretabile solo se sui propri computer è installato un software ad hoc. Nel senso che i normali sistemi operativi, ed i normali programmi di visualizzazione delle immagini, che vi fanno vedere senza problemi un JPG, non sono in grado di farvi vedere un file RAW. E questo obbliga comunque a generare, a partire dal file RAW originale, un file JPG, magari da inserire nella cornice digitale che fa bella mostra di sè nel salotto buono di casa o semplicemente per portarlo a stampare.
Le cose stanno cambiando anche in questo senso, ma la strada è ancora un po’ tortuosa e richiede da parte del fotografo un minimo di predisposizione dei propri strumenti informatici.

da qui

Qualche indicazione pratica: per sistemi Windows basta scaricare il Microsoft RAW Image Thumbnailer and Viewer for Windows XP per visualizzare le immagini. Per editarle, c’è l’imbarazzo della scelta, ma Lightroom (a pagamento da Adobe) è certamente il numero uno.
Per Linux è interessante Rawstudio, software di recente pubblicazione, ovviamente open source.

Ma non basta: rispetto ad un file JPG un file RAW è a volte “più brutto: spesso mostra colori più spenti, minori contrasti. E ciò obbliga un passaggio in post-elaborazione per dare corpo e profondità ad una immagine apparentemente più scarsa.

Normalmente questi motivi sono sufficienti per guardare ad un file RAW con sospetto, e spesso si preferisce scattare con file più leggeri e amichevoli, come, appunto, i JPG.

Se aggiungete poi il fatto che ogni costruttore ha un proprio formato RAWspecializzato, le cose si fanno anche più confuse. Basta dare un occhiata alle estensioni che ogni fotocamera produce quando scatta un file in formato RAW:

Ma allora chi costruisce fotocamere è impazzito?

Non proprio:

il formato RAW va a braccetto con il sensore digitale che lo ha generato, e questo giustifica i vari formati tipici di ogni costruttore: in sostanza ogni fotocamera ha un modo proprio di rilevare i dati analogici (cioè quelli della luce che colpisce il sensore) e di convertirli in digitale, senza nessuna altra operazione successiva.
Ad esempio, in un sensore RGB normalmente vengono memorizzate separatamente le informazioni numeriche dei tre canali (si parla infatti di dati monocromatici grezzi): e normalmente ogni canale è campionato con una elevata profondità di colore, che può arrivare anche a 14bit: cioè ogni colore primario ha una sfumatura scelta tra 16.384 (2 elevato alla 14).

Questi dati, normalmente, vengono poi elaborati dal processore della macchina fotografica: i colori dei vari canali vengono interpolati, viene impostato un filtro per correggere eventuali dominanti di colore, a volte vengono schiarite le aree troppo scure, a volte scurite quelle troppo chiare, vengono applicate ulteriori correzioni legate alla lente utilizzata, viene applicato un filtro per il rumore elettrico, viene ridotto il campionamento che in una immagine JPG è di norma 8 bit per canale (il che genera una immagine a 24bit totali) ed il tutto viene compresso in modo da generare un file più leggero, attraverso un meccanismo che elimina dettagli considerati poco significativi (tecnica di compressione di tipo lossy cioè con perdita di informazione).

Un JPG salvato 5 volte di fila al 75% della qualità

Normalmente queste successive operazioni (che la nostra fotocamera esegue senza che nemmeno ce ne rendiamo conto) generano una immagine più che accettabile.
E non preoccupiamoci per adesso che la fotocamera, per fare il suo lavoro, prende decisioni che personalmente preferirei prendere io.

Ma cosa succede se l’immagine ha bisogno di ulteriori elaborazioni da parte nostra, magari la correzione di una dominante di colore a causa di un errato bilanciamento del bianco, piuttosto che la necessità di aumentare l’esposizione per rendere leggibili dettagli altrimenti annegati nelle ombre?
O magari semplicemente l’applicazione di un filtro creativo, per dare sfogo alla nostra fantasia?
O ancora più banalmente, vogliamo verificare tutti i dettagli dell’immagine prima che il filtro anti rumore ci passi sopra come una piallatrice?

Banding – da qui

Provate a fare queste operazioni su un file JPG:
nella migliore delle ipotesi, il risultato è una immagine con ancora minori dettagli visto che le perdite di informazioni si sommano ad ogni salvataggio.
A volte vi ritrovate intere aree posterizzate o con ampi fenomeni di banding.
E certo non riuscirete a ricostruire i dettagli che sono annegati nella alte luci o nelle ombre, che in un JPG sono irrimediabilmente persi.

In sintesi, una elaborazione di un JPG raramente porta a risultati di ottima qualità.
Di certo non potete aggiustare una foto che è stata scattata con impostazioni errate.

Ed ecco che qui il RAW vi da molte possibilità in più:
intanto è possibile applicare tutta una serie di impostazioni DOPO lo scatto, ed ottenere lo stesso risultato che si avrebbe avuto se quella impostazione fosse stata settata PRIMA dello scatto.

White balancing – da qui

Ad esempio si può intervenire con risultati stupefacenti sul bilanciamento del bianco oppure sulla esposizione: se la vostra immagine è troppo fredda potete quindi scegliere un bilanciamento del bianco differente, e se è sottoesposta a tal punto da non farvi vedere alcuni dettagli, potete aumentarne l’esposizione così che magicamente appariranno elementi apparentemente invisibili (pensate che in questo modo potete generare immagini HDR con un solo scatto!).
Ma potete intervenire anche sui contrasti e sulla luminosità della immagine con risultati sempre ottimali.

Se però siete esperti fotografi a tal punto da non necessitare di queste correzioni della domenica, basti sapere che avrete a disposizione una profondità di colore molto alta (fino a 48bit per canale!), un livello di definizione migliore, e la possibilità di gestire il filtro anti rumore manualmente, in modo da salvaguardare anche i minimi dettagli della vostra foto.

Non solo: il RAW è considerato alla stregua del film negativo della fotografia analogica. A partire dal RAW (che è in sola lettura) è possibile generare tutte le foto che volete, con le regolazioni più disparate, senza mai perdere informazioni utili e senza mai rovinare il file originale.
Mi è capitato di editare recentemente file RAW scattati  alcuni anni fa: i moderni software di conversione fanno oggi miracoli, e quindi ho dato nuova vita ad immagini con problemi che fino a qualche anno fa sarebbero stati insuperabili.

E soprattutto, possedere il file RAW significa spesso poter dimostrare che siete i veri proprietari dell’immagine, ed in alcuni contesti un file RAW ha valore legale circa il copyright.

Quindi che fare? Cosa rispondere a chi considera un file RAW una perdita di tempo e di spazio?
Decisamente scattare SEMPRE in RAW.

Ma farò uno sforzo mettendo a confronto, e sintetizzando, le caratteristiche dei due formati:

 

 
NEF
JPG
PRO
  • Fino a 14bit per canale (ad oggi) come profondità di colore.
  • Molti più informazioni che descrivono gli elementi della foto apparentemente non visibili nelle alte luci e nelle ombre.
  • Modifica dell’esposizione senza perdita di dati (come se fosse stata modificata prima dello scatto).
  • Modifica del bilanciamento del bianco senza perdita di dati (come se fosse stato modificato prima dello scatto).
  • Possibilità di intervenire puntualmente sul filtro anti rumore.
  • File in sola lettura.
  • Valido legalmente per il copyright.
  • Possibilità di generare immagini HDR.
  • Elevata possibilità di post-processing.
  • Necessita di poco tempo e di poco impegno.
  • Solo 8 bit per canale come profondità colore.
  • Formato universalmente riconosciuto da ogni software.
  • Formato subito pronto all’uso, sia per il video che per la stampa.
  • File leggeri (compressi).
  • Non serve conoscere software aggiuntivi.
  • File processabile direttamente dalla camera.
CONTRO
  • I formati RAW sono svariati e non standardizzati (formati proprietari).
  • Non è possibile utilizzare per la stampa o altre funzioni il file RAW.
  • Deve essere letto con software ad hoc (di fatto non è propriamente un formato grafico).
  • I file pesano, e servono schede di memoria capienti e molta potenza di elaborazione nei computer.
  • E’ necessario del tempo per la loro elaborazione o conversione.
  • Software diversi elaborano i RAW in modo diverso.
  • Le immagini sono poco contrastate e saturate.
  • Immagini di minore qualità.
  • Possibilità di post-processing limitata.
  • Perdita di dettagli a causa della compressione lossy.
  • Ogni volta che si salva un file, si perdono informazioni.
  • Minori informazioni a disposizione.
  • Le modifiche sono irrecuperabili.
  • Il file viene generato dalla camera senza fornire controllo al fotografo.
  • Possibili effetti di posterizzazione e banding.
  • Non è possibile recuperare dettagli nelle alte luci o nelle ombre.

Qualche risorsa:
http://www.kenrockwell.com/tech/raw.htm
http://www.latinaphotosport.com/_quale_formato.html
http://www.digital-photography-school.com/raw-vs-jpeg
http://marcopalladino.blogspot.com/2010/11/raw-oppure-jpeg-tutti-i-colori-delle.html
http://www.abfotografia.it/articoli/Quale_Formato_Utilizzare_Jpeg_Raw.htm
http://www.abfotografia.it/articoli/Sviluppo_Digitale_Dai_Concetti_Base_al_Formato_Raw.htm