Dopo il ciclo di post sul sistema zonale e sulla produzione di immagini in bianco e nero, provo ad inuaugurare una nuova serie di post sulla conversione di immagini digitali da colore, appunto, in bianco e nero.

Oggi i fotografi sono in grado di sfruttare un ampio ventaglio di tecniche, che offrono un grado di controllo e riproducibilità prima impensabili. Esistono in commercio molti software che rendono il processo di conversione semplice ma allo stesso tempo creativo: non esiste infatti un modo univoco per passare da una immagine digitale a colori al suo corrispettivo in bianco e nero, ma esistono moltissime soluzione alternative che dipendono, sostanzialmente, dall’effetto finale desiderato.

Oggi si tende sempre a scattare immagini in RAW a colori e solo dopo si pensa alla conversione in monocromia: è importante perà ricordare che le foto in bianco e nero nascono comunque sempre in fase di scatto, in modo che la successiva fase di editing sia minimale. E necessario quindi “pensare in bianco e nero“, aiutarsi con il Sistema Zonale di Ansel Adams in fase di previsualizzazione, e poi intervenire in fase di post-produzione con la conversione ed il minor numero possibile di correzioni.

Qui intendo semplicemente introdurre alcune delle tecniche principali attraverso l’analisi di semplici esempi.

Cominciamo da qualcosa di facile.
Prendiamo una foto a colori come quella in basso.

Se analizziamo l’istogramma ci rendiamo conto che l’immagine ha una discreta latitudine di posa: ci sono aree molto luminose investite dalla luce diretta ed aree in ombra, con una predominanza di toni medio-chiari dovuti all’asfalto. E i dettagli sono tutti visibili, sia quelli nelle ombre che quelli nelle luci.

Il controluce nell’immagine offre infatti un discreto contrasto, che in una immagine in bianco e nero è quasi sempre gradito: se infatti  sarà possibile individuare qualche elemento (quasi) bianco e qualche elemento (quasi) nero, con in mezzo un numero adeguato di sfumature, sarà possibile giocare su equilibri tonali che renderanno l’immagine finale più efficace e più profonda.

L’istogramma presenta un grosso avvallamento in corrispondeza dei toni medio-scuri, ma è sostanzialmente ricco di tutti i grigi: se ragioniamo in termini di Zone Tonali sono rappresentate significativamente tutte le Zone dalla I alla IX, con una dominanza di aree in Zona VI e VII.

Se convertiamo semplicemente l’immagine in toni di grigio ne possiamo avere conferma: agli estremi della gamma tonale ci sono i pantaloni dell’ambulante, molto scuri, in Zona II, ma in cui vi sono leggibili i particolari.
Il telo steso sull’asfalto è in Zona IX, ma anche qui si riescono a leggere i dettagli delle pieghe della stoffa. In mezzo a questi estremi le altre aree con una dominante grigio medio determinata dall’asfalto.
Non ci sono aree bruciate nelle alte luci (Zona X), e pochissime aree annegate nell’ombra (Zona 0).
In sostanza si tratta di una immagine equilibrata in termini di zone chiare e scure, con una disceta distribuzione dei grigi dalla Zona I alla Zona IX.
L’immagine è evidentemente una buona candidata per il bianco e nero.
Una ulteriore osservazione: ho scelto questa foto, come primo esempio, perchè durante la conversione in monocromia non cambia poi di molto: a parte il giocattolo per terra che è tendenzialmente rosso, il resto degli elementi quasi non cambia, perché di colore neutro già in partenza.
In questa immagine il colore non è certo dominante: si tratta di una immagine in cui il colore non aggiunge evidentemente informazioni essenziali (certo è anche una questione soggettiva), e quindi può facilmente essere trascurato.
A questo punto interviene il gusto personale e la creatività del fotografo: si può lasciare tutto così o decidere di intervenire con qualche ritocco.

Personalmente mi piacciono le immagini con un elevato contrasto, dove le ombre sono profonde, in Zona I invece che in Zona II o Zona III. E dove i bianchi sono accesi.

Non solo: l’immagine presenta un picco in Zona VI, tanto elevato da rendere quasi irrilevanti gli elementi in Zona IV.
E per questo la trovo leggermente sotto esposta.

Per cui ho deciso in intervenire sulla curva: ho abbassato le ombre fino a portarle in Zona I, ed ho alzato leggermente i colori chiari, corrisponenti all’asfalto, per aggiungere un po’ di luce ed equilibrare l’effetto generale dell’immagine. La linea retta originaria a 45° della curva è diventata quindi la classica “S” necessaria ad aumentare il contrasto generale dell’immagine.

Da notare come le Zona tonali siano facilmente identificabili sia nell’istogramma, sia nelle curve, sia nei selettori  di editing di ombre e luci (n questo caso sto utilizzando Adobe Lightroom, ma le cose non cambiano se si usano altri software).

Il risultato finale è in alto: ho ottenuto una immagine più contrastata con ombre più piene e profonde, ma una maggiore luminosità generale. Nello stesso tempo non ho sacrificato troppo i dettagli: la textures dell’asfalto sotto l’ombra dell’ambulante è perfettamente leggibile.

L’istogramma è variato di conseguenza: in rosso sullo sfondo quello originale, in giallo quello dopo il ritocco. le ombre (il primo picco a sinistra) passano dalla Zona II alla Zona I come desiderato. Il picco dei toni medi della Zona VI si abbassano sensibilmente, schiarendo l’immagine. Si intravede un leggero picco in Zona IX: il telo steso a terra è adesso più luminoso, anche se a scapito di qualche dettaglio.

Sono state evidenziate in blu le aree in Zona 0, quindi totalmente nere. Non esistono aree in Zona X, cioè bruciate nel bianco.
L’immagine non è però ancora per me soddisfacente: la bicicletta e la bambolina si confondono con l’asfalto: sono tutti nella stessa Zona Tonale, e servirebbe qualcosa per staccarle maggiormente dal fondo.
Decido quindi di giocare con i filtri colore. In questo caso Lightroom ha una funzione molto semplice: basta scegliere un colore (ovviamente il colore di partenza degli elementi che si vogliono modificare) e decidere se lo si vuole scurire o schiarire, facendolo scivolare in avanti o indietro nella Scala Tonale.

Ho così scurito i toni rossi, presenti nella bicicletta e in piccola parte nella tuta della bambola (che è rosa): l’effetto generale è che la bicicletta passa in Zona I, e la tuta passa in Zona IV.

Il risultato conferisce maggiore enfasi al giocattolo che così si stacca dal fondo in continuità con la sua ombra.
In basso un confronto ingrandito: come si vede i dettagli della bambola sono rimasti intatti seppur sia stata scurita. La bicicletta è diventata molto scura.

Per concludere un leggero crop (taglio) per eliminare i cavalletti inquadrati solo in parte nell’estrema destra dell’immagine.

Ecco l’immagine finale:

Barbie in bicicletta

Alla prossima conversione.