Continuo il cammino nella storia della fotografia che ha condotto alla definizione di quel genere che oggi ci piace chiamare “street photography.

Ho già presentato Alfred Stieglitz, zona 1907, il primo, inconsapevole, streetpher della storia.

Ora facciamo un piccolo passo avanti. 1915.
Paul Strand, allievo di Stieglitz, anche lui a New York. La foto simbolo, una delle massime icone della storia della fotografia, è quella accanto. Un ritratto. Non un ritratto qualsiasi. Un ritratto di strada: blind. Cieca.

Troverete tonnellate di materiale su questa immagine. E non sarò certo io ad aggiungere qualcosa di nuovo. Ma vorrei che vi faceste un’idea, soprattutto perché, nel 1915, imperava ancora (e soprattutto) il pittorialismo.

Strand è semplicemente il più grande, più completo,  più imponente talento nella storia della fotografia americana (…)” – Susan Sontag ha così descritto il suo connazionale. Specialmente nei suoi primi lavori, ha trasceso i limiti del pittorialismo, e ha quindi preparato la strada per la fotografia moderna negli Stati Uniti.

Una donna cieca con un cartello appeso al collo. Che cosa è più inquietante: l’evidente deficit fisico, o il cartello che serve a richiamare l’attenzione della gente? In un epoca frenetica, e in particolare in una metropoli come New York, chi vuole richiamare l’attenzione sulla sua infermità deve fornire un punto esclamativo. Per quanto cinico possa sembrare, quella società evidentemente non dà ai portatori di handicap altra scelta. Se la donna cieca stesse di fatto vendendo qualcosa o solo tendendo la mano per una elemosina non lo sappiamo. Il fotografo ha volutamente mantenuto l’inquadratura stretta, escludendo così ogni prospettiva situazionale, ogni racconto, ogni aneddoto, ogni storia. Un approccio che, allo stesso tempo, elimina ogni sensazione di pietà.

Paul Strand si avvicinò in quegli anni alla straight photography, cominciò ad interessarsi  ai temi urbani con un approccio più rigoroso, più attento alle questioni contemporanee. E le sue immagini a volte erano molto dure e sorprendenti e nello stesso tempo intime. Blind è una di queste immagini. Quando presentò i suoi ritratti di strada a Stieglitz, lui gli confermò che aveva fatto qualcosa di nuovo per la fotografia del tempo, e decise di esporli nella sua famosa galleria 291 sulla Fifth Avenue, il più importante forum di avanguardia negli Stati Uniti. Era nata la fotografia moderna. E per Paul Strand fu la svolta.

Nei suoi scatti Paul Strand cercò costantemente il massimo grado di obiettività. Senza dimenticare che da lì a poco gli Stati Uniti sarebbero entrati in guerra, e l’umore del paese aveva cominciato a cambiare. “Nel fermento della prima guerra mondiale, c’era anche una grande quantità di agitazione in America“, ricorda Paul Strand. “Fu un momento di nuove idee di nuove sensazioni e di varie forme di cultura, acuito in seguito dal crack catastrofico del 1929“. Posso solo speculare su ciò che potrebbe aver ispirato Strand in quella epoca di sconvolgimento intellettuale per iniziare a ritrarre persone anonime per le strade di New York. Egli stesso ha sempre spiegato i suoi ritratti con il semplice desiderio di fotografare le persone “senza che esse ne siano a conoscenza“. Ma è difficilmente immaginabile che questa serie di scatti memorabili,  quasi uno studio psicologico sulla gente comune, potesse essere semplicemente il sottoprodotto di un espediente tecnico.

Strand rubava i suoi scatti, si era liberato dagli standard tradizionali del ritratto: l’interazione, il dialogo visivo, la messa in posa. Con l’aiuto di camere modificate (inizialmente con un obiettivo laterale, poi con una lente a prisma) era in grado di fotografare senza essere notato. E questo anonimato diventò in breve anche la garanzia di ciò che stava nel frattempo cercando: il maggior grado possibile di obiettività. In realtà Strand non era interessato a fare una indagine vera della società di New York (la serie di immagini è troppo piccola), né era un giornalista (per questo, le immagini sono troppo indefinite nel loro contesto storico). Strand semplicemente andava alla ricerca dei personaggi della vita quotidiana; gente che attirava la sua attenzione fotografica.

Di Paul Strand, di questo suo forse inconsapevole progetto, sono rimasti soli diciassette scatti. Tra cui Blind. Una foto che Walker Evans definì brutale, ma con uno spirito positivo, in senso catartico. Il lavoro di Strand, secondo Alfred Stieglitz, è “puro”: nessun trucco, nessuna elaborazione, un lavoro diretto. Privo di qualsiasi tipo di inganno e di ogni “ismo“. Quelle fotografie sono in effetti l’espressione diretta di quel tempo.

Blind gira le spalle a tutto ciò che è sentimentale e sdolcinato. Gli elementi in campo sono pochissimi. C’è per esempio il cartello che domina la composizione come una didascalia aggiunta. Allo stesso modo, c’è la targhetta  in metallo ovale della licenza da venditore ambulante recante il numero 2622, emessa dal Comune di New York. E infine c’è il volto carnoso e chiaramente asimmetrico, vignettato da una sorta di scialle. E gli occhi senza vita. Questi elementi, in combinazione con l’immediatezza della fotografia, senza alcun tentativo di abbellimento fotografico, costituiscono una presentazione così cruda che avrà scioccato certamente gli spettatori contemporanei, abituati come erano al pittorialismo, Decenni più tardi, Strand è rimasto colpito dalla dignità della donna e ha ricordato che aveva “un volto assolutamente indimenticabile e nobile“. Ma non è stato capace di raccontare la sua storia o di dire il suo nome. Il contesto in cui questa immagine è apparsa per la prima volta (oggi al Metropolitan Museum di New York), suggerisce che l’unico interesse di Strand era artistico, e non sociale. Ma a noi questo importa poco. Il solco era stato definitivamente tracciato.

Fin dalla sua prima pubblicazione in Camera Work nel 1917, Blind insieme con gli altri suoi ritratti di strada, furono stati considerati il “lavoro più emozionante Strand”. Helmut Gernsheim li ha definiti “frammenti viventi dal grande caleidoscopio della vita quotidiana“, una definizione che ancora oggi si sente in riferimento agli scatti di street photography. Allo stesso modo, nella sua storia della fotografia di strada, Colin Westerbeck ha affermato che “ogni fotografo di strada sicuramente conosce Blind ed ha imparato da essa qualcosa di importante“.