Un requisito ovvio e fondamentale per uno streetpher:
acquisire la capacità di vedere (cosa alla quale siamo ormai disabituati) e di cogliere scene fin’ora ignorate.
E’ una vera e propria forma di educazione, che migliora la percezione generale.
Si impara ad ascoltare la voce della strada e a comprendere il suo linguaggio.
Ad esempio, la strada parla attraverso i graffiti sui muri, i manifesti, i marciapiedi pieni di cartacce, le fermate affollate degli autobus, i pali variopinti, i rifiuti stratificati, le vetrine colorate dei negozi.
Perchè di caccia in fondo si tratta:
ci si sposta per le strade, si scruta l’orizzonte vicino, ci si muove con circospezione, si analizza la luce, i soggetti, i fondali.
Tutti i sensi sono all’erta: si ascoltano i rumori, si annusano gli odori: alla ricerca di qualcosa che sia degno di essere congelato per l’eternità.
Mai dimenticare perciò l’aspetto forse più importante, e spesso sottovalutato da chi inizia il suo percorso da streetpher: l’aspetto umano. La street photography è, infatti, un genere fortemente umanistico.
Le strade sono dei veri e propri teatri, dove si muovono vite tutte diverse e imprevedibili.
Tutte spontanee.
Ed è con loro che il fotografo deve prendere contatto.
E’ il loro linguaggio che deve imparare ad interpretare.
E’ con loro che lo streetpher deve avere empatia.
Diventa fondamentale perciò capire i segnali di queste vite, i loro suggerimenti: quasi uno slang, un linguaggio dei segni segreto, una serie di codici comportamentali della società della strada.
Il fotografo deve costantemente cercare quella linea di collegamento tra tutti questi segni, in modo da essere in grado di tradurli in immagini efficaci, di disporli visivamente in modo da renderli comprensibili al di là del significato didascalico dell’immagine.
Se una foto è in grado di evidenziare questa tensione, allora saprà sempre toccare i sentimenti di chi guarda, e alimentare la sua immaginazione.
Una combinazione di successo, l’aver colto l’essenza di una scena, si traduce spesso in un nuovo punto di vista, spesso sorprendente e di grande ispirazione, che mescola pensieri e sentimenti, e da valore aggiunto all’immagine, che può andare oltre la semplice registrazione della realtà in un certo momento fugace.
I migliori professionisti a volte si muovono alla velocità della luce per catturare quell’equilibrio, quella armonia (che dura una frazione di secondo) di una linea o di forma; altre volte hanno la pazienza di aspettare tutto il giorno fermi nello stesso crocevia prima che gli elementi compositivi si fondano insieme in modo desiderato.
Il linguaggio del corpo sembra ormai non avere grandi sorprese: in situazioni simili, ognuno di noi tende a comportarsi nello stesso modo.
In fondo, quindi, le persone normali, i soggetti privilegiati della street photography, potrebbero apparire poco interessanti.
Tuttavia, se siamo abbastanza attenti e pazienti, saremo in grado di assistere a comportamenti eccezionali: qualcosa di divertente, di ridicolo, di commovente, di stupido, di strano…
Come fotografi di strada impareremo facilmente ad avere familiarità con il normale comportamento umano, ma le nostre più grande risorse sono proprio legate a quei comportamenti fuori dal comune che ognuno di noi, inconsciamente, qualche volta produce.
Ed è alla cattura di questi comportamenti (indubbiamente di grande valore, perchè spontanei e privi di ogni sovrastruttura) che lo streetpher deve concentrare la sua attenzione.
Il fotografo di strada è spesso trattato come un personaggio eccentrico, a volte è guardato con sospetto, anche con paura, a spesso ha la capacità di tirare fuori dagli altri un eccesso di aggressività.
Sembra quasi che un fotografo oggi disponga di poteri speciali e soprannaturali: è come se attraverso le sue fotografie possa avere sulla vita delle persone una sorta di influenza negativa.
Privacy, lotta al terrorismo, ma anche questioni molto complesse e delicate come la pedofilia, hanno limitato di molto la capacità di azione di un fotografo nei luoghi pubblici della sua città.
Tuttavia ritengo importante resistere e perseverare in quella che personalmente considero una funzione importante nella vita della società: rendere le persone consapevoli di ciò che si guarda (senza considerare gli aspetti legati all’arte ed alla cronaca).
Ultima riflessione.
Una delle questioni per me particolarmente interessanti (e che tutt’ora mi fa riflettere) è il confronto con il reportage (inteso come genere): il virtuosismo tecnico, una composizione originale e contenuti interessanti sono tutti requisiti essenziali, anche se non necessariamente garantiscono una grande fotografia di strada.
Grazie Alex per queste vere "pillole di saggezza". Veri consigli per il provetto streetpher.
Bel post. E soprattutto è interessante ricordare come la street photography non sia solo "istante decisivo" alla Bresson. Anche documentare la quotidianità ha un valore umano e sociale notevole.
Leggendo l’ultimo commento ritengo necessario chiarire qualcosa che può portare “fuori strada”:
Il commento di Davide Tambuchi dice: la Street non è solo “istante decisivo” alla Bresson, anche documentare la quotidianità ha un valore umano e sociale notevole …
E’ importante capire che documentare la quotidianità NON BASTA AFFATTO! Magari avrà un valore umano o sociale MA NON E’ STREET PHOTOGRAPHY!
Per essere Street Photography ci deve essere un “momento” importante … che può essere l’istante decisivo di Bresson (che porta la “Street” ai livelli più alti) o può essere un momento “significativo” … ma quel momento ci deve essere altrimenti la foto che documenta la quotidianità … risulta molto molto piatta e assolutamente banalissima … insomma una foto da … cestinare.