Io in genere cerco di evitare.

Evidentemente sono una specie di calamita.
Sono piombato casualmente in mezzo ad una accesa discussione.
Qualcuno dei miei amici fotoamatori litigava per stabilire quale fosse il migliore obiettivo da acquistare.

Credo che la cosa fosse iniziata ore prima.
Evidentemente stanno raschiando il barile degli argomenti.
Cerco di evitare di essere coinvolto. Ho bisogno di un autocontrollo zen.

Ci sarebbero da inserire tonnellate di “dipende” in tutte le frasi che sento: mai che qualcuno chiedesse a cosa, questo obiettivo, dovesse servire. Ritratto, paesaggio, macro?
Niente. Si cerca l’Obiettivo (notare la “O” maiuscola). Il Signore degli Obiettivi.

Sono nel pieno di una esperienza mistica collettiva.

E poi ti provocano e ti fanno una domanda diretta (va beh, non proprio mi provocano, e la domanda era rivolta in tono cortese), ma il fatto è che ad un certo punto, se cambiavi contesto, e ti teletrasportavi in uno spogliatoio dopo la partita, i discorsi sarebbero rimasti coerenti: meglio quello pesante, quello più caro, quello più luminoso. Le lenti qui, la vignettatura là, le aberrazioni qua.

Che faccio io?
Faccio finta di non comprendere l’italiano.

Allora faccio finta di essere di un altro pianeta: la situazione peggiora.

Ok rispondo:

“il migliore obiettivo è un qualsiasi buon cavalletto”

Silenzio. Mi guardano.

Forse hanno capito che vengo davvero da un altro pianeta.

Sorridono come ad un pazzo. Un pazzo pericoloso.

Vaglielo a spiegare che con un cavalletto non ti preoccupi di tempi e diaframma. E di ISO.

E che il triangolo dell’esposizione lo puoi mandare alle Bermuda, che tanto è in compagnia.

E’ l’unica soluzione che ti toglie ogni compromesso, e che ti fa sfruttare qualsiasi obiettivo tu abbia.
Puoi scattare con tempi lunghi e a cosa ti serve un F1.4?
Puoi decidere la profondità di campo senza negoziarla. Puoi scattare sempre agli ISO più bassi.

Io, investirei prima di tutto in un buon cavalletto.