E’ un dubbio che assale molti fotoamatori.
Spesso si sente dire che alcune compatte scattano foto apparentemente più nitide e più dettagliate di quanto non faccia una reflex.

In genere, dietro queste affermazioni, c’è una certa inesperienza: una tecnica sbagliata di messa a fuoco e la scelta non corretta del diaframma possono portare, anche con la migliore reflex, a pessime foto. Oppure delle impostazioni strane di post-produzione direttamente nella macchina.
Le compatte (o meglio le camere ad ottica non intercambiabile) aiutano i principianti con una serie di meccanismi correttivi, ma non è solo di questo che si tratta.

Hanno delle peculiarità uniche. Provo ad elencare qualche elemento di differenza.

Intanto la lunghezza focale.
Nelle compatte si trovano obiettivi 7-21mm, oppure 9-72mm, etc.
Se si guarda il fattore di moltiplicazione necessario per riportare questi valori alla 35mm equivalente si scopre che possono arrivare a 4.0x oppure anche a 5.5x. Quindi vi ritrovate in mano un 38-155mm equivalente, oppure un 35-280mm.
Se ci fate caso, le compatte non sfoggiano mai dei buoni grandangoli. E’ anche vero che oggi ci sono molte compatte “meno compatte” che arrivano a proporre anche un 28mm equivalente, ma normalmente si ha a disposizione un 35mm equivalente. Non proprio un gran-grandangolo.
I vincoli sono di carattere costruttivo.

Il vantaggio è che il 35mm è perfetto per avere ampia profondità di campo. Anche nelle reflex.
E se considerate che anche l’apertura del diaframma è soggetta, come effetto sulla DoF, ai fattori correttivi, allora si ha che un f/2.8 su una compatta equivale, di fatto, ad un f/11 su una reflex (si applica un 4.0x). Un f/8 equivale ad un f/22. E se la reflex ha un f/11, allora avrete il tanto agognato f/64. Vi sfido a trovarlo su una lente reflex.
Ci credo che le foto sono nitide e sempre a fuoco!

Non solo. Parliamo di tempi.
Se voi, con la reflex, decidete di scattare con un 35mm a f/22 (per ottenere una ampia DoF) dovrete per forza usare il cavalletto: il diaframma è chiusissimo, e se non siete in pieno sole, non avete speranza. Vi tocca anche scattare più lenti di 1/30 di secondo.
Per ottenere lo stesso effetto con la compatta, vi basta usare il 9mm (equivalente al 35mm reflex), aprire a f/5.6 (equivalente di un f/22 reflex) e magari vi ritrovate a scattare a 1/200 di secondo: infatti in questo caso il diaframma è sufficientemente aperto. A mano libera.

Anche i soggetti ravvicinati sono catturati senza problemi: le distanze di messa a fuoco sono basse ed avendo una estesa profondità di campo spesso alcune compatte sono utilizzate con soddisfazione per foto Macro, dove dovete per forza chiudere a f/16 e più.

Ad esempio, l’iPhone 4 monta un 3.85mm f/2.8, equivalente con un 29.4mm f/21.4.

Apple iPhone 3Gs

Allora meglio la compatta?
In linea di massima no: tutto quello che fa una compatta lo potete fare con una reflex, se ci mettete tecnica e testa. E cavalletto. E buone lenti. Certo però che in certe situazioni è davvero comoda, quindi una compattina nel taschino male non fa mai. O, oggi, un buon cellulare.

La compatta ha però dei limiti che non può superare: innanzitutto la mancanza di un vero grandangolo. Un 15mm su una compatta, ad oggi, è impensabile.
Poi c’è da dire che avendo una DoF molto ampia, non potete di fatto controllarla. E quindi, ad esempio, nei ritratti, non potete isolare il soggetto. E non avete nemmeno del fuoco manuale. Quindi le immagini con il fuoco selettivo ve le scordate.

Per concludere, se il vostro problema è l’ingombro ed il peso, valutate di acquistare una microquattroterzi.
Le macchine e le ottiche costano come una reflex entry-level, hanno le ottiche intercambiabili, ma sono camere compatte.
E se poi hanno una linea retrò, come le Olympus PEN, che ricordano le macchine a telemetro di un tempo, allora diventano oggetti da sfoggiare con soddisfazione anche nelle fiere dei fotoamatori irriducibili di quartiere.