Sono stato dal mio medico curante.
Non è mai una cosa piacevole.
Per altro mi tocca sempre andare prima della chiusura dello studio, come ultimo appuntamento. 
E allora mi tocca scontare tutti i ritardi accumulati durante la giornata.
L’appuntamento è alle 19:30, ma sicuro non mi riceverà prima delle 20:00.
Per cui devo fare anticamera. 
Devo distrarmi.
Anche perché finisco per giocare a immaginare le malattie degli altri che sono in attesa come me.
Non è tanto il fatto che io alla fine sento i sintomi che dovrebbero sentire loro. Quanto il fatto che questo gioco non è divertente. Addirittura è deprimente.
Le riviste nel cestone sono illeggibili. Sono di attualità: ma dell’anno scorso.
Le statistiche sui pazienti dello studio le conosco a memoria: sono affisse dall’inizio dell’anno e non cambieranno fino all’anno prossimo. E portano male.
Ho imparato come si dovrebbe fare a prevenire il colesterolo e gli infarti nell’ultima mia visita qui.
Devo distrarmi.
C’è un cartello nuovo, con una serie di schede da raccogliere.
Gli vado incontro incuriosito.
Sono invitato a dare una mano al mio medico.
Semplicemente compilando la scheda in basso (mi sono preso la briga di scannerizzarla)

Sembra semplice.
Devo crociare un valore della scala numerica del dolore. Devo scegliere un numero da zero (nessun dolore) a 10 (peggior dolore immaginabile).

Se posso dare una mano al mio medico non posso certo tirarmi indietro.

Ho bisogno di ragionarci un po’ su: diciamo che ho mal di schiena.
Devo comunicarlo al mio dottore. E  allora prendo una scheda è barro, che so, un cinque.
O forse sarebbe meglio darmi almeno la sufficienza: non vorrei che il mio problema venisse sottovalutato. Almeno la sufficienza, come a scuola.
Magari barro un sette: un dolore che merita attenzione, senza strafare, direi.
Vada per il sette: oggi ho un mal di schiena da sette.
Detta così uno si riempie anche di orgoglio.
Che valore ha il tuo mal di denti? Io ho un maldischienadasette, ma spero entro domani di arrivare ad otto.

Qualcosa non mi torna. Potrei anche barrare un dieci, visto che ci sono.
Ma il dolore non era una cosa soggettiva?
Non c’era quelle cosa della “soglia del dolore”, che è personale?

Eppure questi sembrano prefessoroni di livello: ci avranno pensato su.
Per altro questa è la scala per adulti, che evidenzia una certa cura dei particolari.
Sarebbe utile avere quella dei bambini: magari è fatta con le frazioni.

Mi verrebbe di chiedere alla signora che mi fissa stranita:
Lei che numero di dolore ha, oggi?


Forse il problema è che mi manca il fondo scala.
Sarebbe utile conoscere il peggior dolore immaginabile. C’è proprio scritto immaginabile.
Me lo dovrei immaginare.
Sono un ingegnere: non ho immaginazione. Per definizione.
Sono rovinato.
I sensi di colpa nei confronti del mio medico cominciano a montare.

Devo trovare una soluzione.
Se potessi conoscere il peggior dolore immaginabile, potrei scoprire che il mio maldischienadasette magari è da quattro.

Potrei farmi la ceretta sulla pancia.
Potrei strapparmi un dente con una pinza senza anestesia.
Potrei frantumarmi il malleolo con una chiave inglese.

In effetti sembra facile, ma la scelta è ardua.
Potrei darmi una sonora martellata sulle palle.

Potrei…
-Alessandro, si accomodi.
Acc. Il mio medico! Mi spiace: mi sa che questa volta non sarò in grado di aiutarlo.
Ma qualcosa dentro di me mi da un senso di sollievo: le mie palle, almeno a questo giro, sono salve.