Spider Man NoirQuando l’anno scorso la Marvel annunciò (con un bel po’ di teaser) l’uscita di una nuova collana, la Marvel Noir, esordendo un un Uomo Ragno completamente rivisto, ambientato negli anni ’30, dalle tinte cupe, violente, dure, molto pulp, non stavo nella pelle.

Finalmente, pensai, una collana adulta, con personaggi adulti.

Se poi aggiungete che la prima storia doveva essere disegnata da Carmine di Giandomenico, italiano ormai lanciato nel fumetto americano, e papà del favoloso Battlin’Jack Murdock, gli ingredienti ci stanno tutti.

Con l’uscita numero 83 di “Super-Eroi, Le Grandi Saghe“, mi sono finalmente tolto la voglia.

Ho così letto sia Spider-man che Wolverine. Una occasione d’oro: a solo 10 euro due storie che separatamente superano le 24. E che non avevo a suo tempo comprato anche per una questione di costo.

Premetto che le tavole sono belle, esattamente come speravo che fossero.

In Wolverine, Smith fa un buon lavoro: tratti netti, duri. Quasi scolpiti. Colori scuri. Grana grossa.
Peccato però che nel togliere i dettagli, ne abbia tolti troppi. I personaggi spesso galleggiano nel nulla, senza un fondale. Credo sia una scelta stilistica, ma purtroppo Smith non è Frank Miller.

Anche Di Giandomenico è bravo (anche di più): le sue tavole sono ben fatte.
Il tratto di china preciso ma grossolano  è in linea con lo stile atteso dell’intera collana.
La colorazione a toni cupi, dominati dai marroni e dai neri, sono azzeccatissime: anche le fiamme di un incendio che sono marroni invece che rosse o gialle, fanno capire che la scelta stilistica è parte dominante del progetto.

Wolverine Noir
Wolverine noir

Ma è inutile dirlo, se vuoi fare un poliziesco noir, qualunque esso sia, da Miller e da Sin City ci devi passare, volente o nolente.

Ed io, vedendo i teaser, speravo proprio che i disegnatori prendessero a grandi mani da Miller e Sin City, che rimane ancora un punto di riferimento nel genere pulp.
Miller è il maestro delle tavole a forte contrasto, dove le linee vengono fuori dalle profondità del buio più nero.
Se poi lì in mezzo, tra le ombre nerissime, ci infili qualche super potere, allora per me la ricetta ha tutte le potenzialità di diventare strepitosa.

Ma andiamo alle storie: dall’inizio della lettura viene fuori l’America corrotta, fatta di violenza e sesso e denaro e antieroi.
I supereroi infatti di super hanno poco: sono dei perdenti, come al solito. E i loro poteri sono solo abbozzati (nel caso di Wolverine sembrano addirittura assenti e gli artigli sono dei semplici coltelli).

Scelta coraggiosa. Condivisa. Non originale se penso ad Alias, che rimane comunque anche quello un bel fumetto di super eroi noir. Forse il migliore tutt’ora della Marvel (non a caso ha visto l’Eisner Award nel 2004 come “Best Continuing Series” and “Best Serialized Story”).

Spiderman noir
L’incendio marrone di Giandomenico

Nel caso di Spider-man la storia scorre via liscia, anche se piuttosto scontata: i personaggi noti ci sono tutti, e tutti in veste nuova, seppur in coerenza con la continuity principale. L’america degli anni ’30 si legge bene: l’ambientazione, i vestiti, le auto, le armi da fuoco. Sembra ci sia tutto (peccato che alla fine Felicia non indossi anche lei una mascherina).

Nel caso di Wolverine la storia diventa spesso illegibile: i continui flash-back si sovrappongono alla storia principale, confondendomi: Smith cerca di distinguere i due o tre assi temporali con leggere variazioni stilistiche, ma ci vuole un occhio troppo attento: la storia scorre via velocemente, dando per scontato troppe cose, ed alla fine stanca. Ed i personaggi sono solo accennati.

Peccato: il soggetto non è brutto, ma questa volta le tavole, a parer mio, hanno appesantito tutto il lavoro. E diventano, da punto di forza, un punto debole. E gli anni ’30 non si intuiscono proprio.

Per concludere:
Spider-man ne esce fuori in modo interessante: sicuramente un personaggio al quale dedicare attenzione.
Anche perché, ricordiamolo, Spider-man soffre del fatto che la Marvel coccola troppo i suoi lettori più giovani, giovanissimi, concedendo poco ad un pubblico adulto: questa potrebbe essere una occasione per dare nuova linfa al personaggio, seppur nell’ennesimo universo parallelo.

Sin City di Miller

Wolverine invece era più noir nelle sue solite storie: era già abbastanza violento e cupo e scorretto. Non mi è piaciuto in questa veste, seppur il tentativo sia interessante.

So che ci sono nuove storie e nuovi personaggi in questa collana. Staremo a vedere. Spero che li abbiano trattati meglio.

Io intanto mi vado a sfogliare uno dei miei albi di Sin City. Bianco e noir.