Ho di nuovo fatto un viaggio nel tempo.
Incontro scuola-famiglia.

O meglio: incontro asilo-famiglia.

Sono sempre stato dall’altra parte della barricata: e questa volta io sono la parte famiglia.

E non pensavo a questa cosa da una vita.

Quando é arrivata la convocazione ho fatto un salto indietro di 30 anni.

E la raccomandazione di non portare il piccolo ha fatto sembrare questo appuntamento molto formale e categorico.

Ad essere sincero io gli incontri scuola-famiglia li ho sempre vissuti serenamente: non è che fossi un secchione, ma ho sempre saputo cavarmela. Per cui in alcune occasioni questi incontri mi hanno anche fruttato soddisfazioni. Che a volte si traducevano in desideri esauditi.

Sará per i ricordi sfocati dal tempo, sarà che spesso mi sono addirittura divertito, ma mi sono ritrovato a rivivere i miei colloqui in una atmosfera quasi surreale.

Sapete quelle feste di paese, con i baracconi sparsi per le strade, le luci, i rumori ciarlieri delle persone che si incontrano per caso e che cercano di infilarsi tra la folla per vedere cosa si vende di buono; e che magari si spintonano per poter curiosare o comprare il dolce delle feste; con i bambini che strillano e tirano perchè vorrebbero andare alle giostre o magari vorrebbero quel giocattolo grosso che penzola dalla sommità della bancarella…

Ecco.
Questa era per me la scuola degli incontri scuola-famiglia: la scuola vista di sera, nel buio invernale, illuminata artificialmente, con le aule adibite a parlatoi, e con strana gente che girovagava per i corridoi, estranei in un mondo estraneo, che si incontrava e si fermava a parlare, a pontificare, mentre si faceva anticamera in attesa di essere ricevuti da professori.
E con gli alunni che facevano di tutto per confondere il percorso verso l’aula della prima C, che lì forse c’era il prof di matematica, quello tosto, che sicuramente era in grado di rovinarti la festa.

Ed i piccoli drammi familiari:
“…suo figlio fuma nel bagno come un turco in crisi di astinenza…”
“…ho avuto il piacere di vedere sua figlia meno volte dell’orso bruno appenninico durante il periodo del letargo…”
“…l’allergia ai compiti in classe non credo abbia un fondamento medico…”

E poi i genitori che difendono fino allo stremo il proprio figlio prediletto, discutendo circa i metodi didattici del prof di latino. 

Oppure quelli che puniscono la figlia lì, sul posto, davanti a tutti, che non si sa mai che poi non c’è tempo…

In effetti era divertente, pensandoci adesso. Una strana umanità. In una strana situazione. C’era anche qualcosa di rituale in tutto ciò.

In ogni caso sono andato al colloquio asilo-famiglia.
Ero tranquillo: ho avuto l’impressione che le educatrici volessero una sorta di approvazione, una pacca sulla spalla. Non ho capito da quale parte del trattino mi trovavo.
La pacca l’ho data, anche volentieri.
E per questa volta non devo affrontare argomenti come voti e disciplina.