Chi mi conosce sa che non potrei mai fare a meno del mio corredo Nikon.
Ho accumulato talmente tanti obiettivi ed accessori, che sarebbe un suicidio economico anche pensare a qualche alternativa.

E spesso mi trovo coinvolto nella inutile (ma divertente) diatriba tra Nikonisti e Canonisti.

Pochi sanno però che sono un felice possessore di una fotocamera Canon.

Canon Canonet 28

Una fotocamera 35mm a telemetro commercializzata dal 1971 al 1976: io ho avuto modo di acquistarne una nei primi anni ’90.
E’ una delle ultime fotocamere con il corpo interamente di metallo, quindi una delle ultime veramente di peso: oltre 550gr! (da lì a poco cominciarono a produrre fotocamere di plastica…).

La serie Canonet era veramente ricca: 14 modelli: io cercavo una Canon Canonet QL 17 GIII, la Leica dei poveri, si diceva. Ma alla fine cedetti per questa: meglio che niente.

Ho recuperato un manuale:

Dispone di un obiettivo fisso Canon da 40mm F2.8.
Una apertura del diaframma da F2.8 a F16.
Ed un otturatore che può scattare da 1/30sec con F2.8 a 1/620sec con F14.5
Dispone di un esposimetro a solfuro di cadmio che controlla i tempi di esposizione (lavora quindi in priorità di scatto).
Può montare pellicole da 25 a 400ASA.
Possiede una slitta per flash (ma funziona bene sono con la serie D Canolite, difficile da trovare)

Anche in questo caso, però, è necessario recuperare le batterie: non tanto per mettere in funzione l’esposimetro (sarebbe il minore dei mali), ma per il fatto che la camera senza batterie scatta solo ad 1/60 di secondo (tempi fissi), limitandone moltissimo l’uso, soprattutto in mancanza di flash.

romanticismo (Canonet 28)La camera accetterebbe le batterie al mercurio PX625, ormai vietate.
In alternativa è possibile utilizzare le PX-625a (o equivalenti), ma si passa da 1.35V a 1.5V: diventa quindi necessario capire come l’esposimetro di comporta rispetto a questa differenza di voltaggio ma soprattutto rispetto al decadimento della carica.
Probabilmente, come nel caso della Minolta Hi-Matic F serve sovraesporre. Ma di quanto?

Le pile al mercurio erano perfette per gli esposimetri: mantengono la tensione costante per tutto il tempo. In fase di esaurimento, fanno crollare la tensione di colpo, rendendo evidente che la misura non è più attendibile e che occorre sostituire la pila.
Al contrario, la scarica di una pila alkalina e’ progressiva nel tempo, a poco a poco la sua tensione diminuisce fino a non essere più utilizzabile: questo significa che nel tempo la lettura di un esposimetro alimentato da una pila alkalina varierà in modo imprevedibile.

Quindi se proprio volessi utilizzare la mia camera, dovrei cercare le ultime pile al mercurio recuperabili sul mercato (a parte il mercato nero, ovvio): quelle per uso medicale (tipo le PX675 per apparecchi acustici): ma stanno diventando rare pure queste.

Canonet 28 testCredo sia necessario rassegnarsi e consolarsi con il proprio spirito ecologico.

Qui potete trovare un set su Flickr di un fotografo che utilizza ancora la camera.

E qui una ricerca mirata sempre su Flickr.