Come per dire che una volta che hai imparato ad andare in bicicletta, non lo scordi più.
Possono passare anni, ma quando sali di nuovo su una bicicletta è come se l’ultima volta fosse stata ieri.
Così dicono.

Fanalino 2Per me ieri è stato 20 anni fa. Almeno.
Da quando ho scoperto che tra quei pedali puoi benissimo metterci un motore.
E fargli fare tutto il lavoro.
Così per me la bicicletta ha rapidamente perso non solo di utilità ma anche di interesse.

Il fatto è che però su una moto sportiva, un bambino da 19 mesi non ce lo porti.
Così dicono.
Io sono sicuro che lui vorrebbe andarci, ma ho il serio sospetto che dovrà aspettare ancora parecchi anni.
Per non parlare del convincere la mamma.

Così, dopo un lampo di genio, ho improvvisamente visualizzato una bicicletta, di quelle con il seggiolino attaccato sul davanti.
Se aggiungete il fatto che oggi mi faccio un regalo, gli ingredienti ci sono tutti.

Avrei potuto comprarne una di quelle usate, sequestrate dai vigili, e aggiustate dagli ospiti dei penitenziari della zona, ma alla fine ho ceduto alla tentazione di entrare in un negozio di biciclette vero, troppo sotto casa per ignorarlo.

Ci passo davanti da molti anni.
Ha una piccola vetrina da cui spuntano alcune biciclette rosa da bambina: ed appese in alto ruote variopinte ed ipertecnologiche ma senza la bicicletta intorno.
Dentro mi si è presentato un mondo complicato: il salone con le esposizioni, l’area dei pezzi di ricambio, l’area per il tuning ed il modding spinto, e poi l’officina ed il reparto assistenza.

Io da ragazzino andavo nel garage dell’amico di mio nonno, non lontano da casa.
Mi ricordo che era sempre buio, e sporco. Ti appiccicavi di grasso solo ad entrarci.
Lui in uno spazio di dieci metri quadri non solo ti vendeva una bici nuova (che dovevi solo immaginare, visto che non aveva una esposizione), ma ti metteva a posto la tua vecchia bici in pochi secondi. Mai che mi avesse mai fatto pagare: “poi passa il nonno“, mi diceva con una pacca sulla spalla prima di mandarti via.
Ci andavo regolarmente, anche solo per vederlo al lavoro: un giorno la gomma, un altro il freno, un’altro la catena.

Così oggi, in questo negozio asettico e moderno, ho preso il numerino all’ingresso, completamente disorientato, ed ho aspettato il mio turno incuriosito dagli altri clienti che chiedevano al commesso cose che non ho mai sentito nominare.

RaggiVorrei una bicicletta con il seggiolino per un bambino da 19 mesi.
Sapevo già la reazione del commesso, capita sempre: “che tipo di bicicletta? E che tipo di seggiolino?“.

Con sollievo, a causa di una serie di vincoli economici, ho scoperto di non avere poi tanta scelta (ho visto biciclette che costano più di una utilitaria): il modello che ho preso ha i pedali ed il piedistallo. Ha i freni. Non ha il portapacchi, non ha il campanello, nè lo specchietto. Il cambio manco a parlarne. La sella è piccola e dura, scomoda e assolutamente non compatibile con il mio sedere.
Ma è quanto mi sono sentito di acquistare.

A parte il caschetto, che proprio non prevedevo, ma che mi sono ritrovato in testa senza nemmeno rendermene conto.
– Non è obbligatorio ma è utile, mi ha detto il commesso.
Lui li conosce i ciclisti, per cui mi sono fidato: non capirò mai come una coppettina di polistirolo mi possa proteggere la testa, ma non intendo sperimentare.

Fatto sta che su questa trappola, uscito dal negozio, ci ho messo anche mio figlio, che avevo brillantemente portato con me per questa sessione di shopping: non è mai stato così docile: si è fatto inbracare con entusiasmo e si è fatto infilare un caschetto improbabile intuendo la giostra che sarebbe successa subito dopo.

_DSC9537 - La pipì nel cestino - 18Così sono partito, stentando, ed ho cominciato a fare lo slalom tra il traffico di punta.
Non ti rendi conto di quante buche ci siano sulle strade, fino a che non le prendi tutte con una bicicletta: anche il mio sedere adesso se le ricorda bene.
Tutte.

Matteo urlava di gioia, ed indicava entusiasta auto ed autobus che ci sfrecciavano accanto.
Tanto contento lui, quanto a disagio io.
Alla fine sono riuscito ad arrivare a casa sano e salvo, rimpiangendo i cavalli della moto che tanto mi fanno comodo in salita.

Ma non contento, mi sono pure caricato la bicicletta in spalla e ho fatto quattro piani a piedi; l’ho temporaneamente parcheggiata sul balcone, lontata da occhi indiscreti.

E’ come andare in bicicletta.
La sto fissando da ore, ma per quanto mi sforzi, 20 anni fa me la ricordavo diversa, questa cosa del pedalare in mezzo al traffico.