Sto continuando la mia attività di archeologia geek iniziata con il post sul mio primo computer e la mia prima fotocamera reflex.

Nel 1982 sbarca a casa mia uno strano oggetto, rifinito in finto oro e legno. Regalo di Natale.
L’Intellivision della Mattel Electronics (il settore Mattel per i giochi elettronici).

In effetti avevo avanzato il desiderio di avere un gioco elettronico: mio cugino, in mansarda, aveva il PONG, che mi aveva letteralmente stupito.
Ma l’Intellivison superò ogni mia più rosea aspettativa.
Di fatto si trattava di una vera e propria console, la prima a 16bit: un autentico oggetto del desiderio, per l’epoca.

Purtroppo la mia giovane età non mi permise di apprezzare a pieno le sue potenzialità.
Ma il catalogo della Mattel, sviluppato con la General Instruments, prometteva cose incredibili: addirittura esisteva un modem e il collegamento via cavo  (purtroppo solo negli USA dove esisteva la tv via cavo) per scaricare i giochi.
Ed era il 1980!

Arrivò senza preavviso con un paio di giochi a corredo (a 10 anni giocavo con soddisfazione a Las Vegas Poker & Blackjack).

La console aveva uno scatolotto da applicare allo spinotto dell’antenna: uno splitter  deviava il segnale dalla console.
Tutto molto semplice: avevo imparato a collegarla da solo: addirittura i primi tempi mi fu regalato un vecchio e piccolo televisore in bianco-nero: di quelli con la manopola per la selezione della banda: ogni volta mi toccava sintonizzare la giusta frequenza, che era piuttosto ballerina.

Ma quando mi fu dato il permesso di giocare sulla televisione di casa grande e a colori, fu una rivoluzione: il coinvolgimento era totale.

Con gli occhi di chi possiede una moderna console devo dire che la qualità generale dell’Intellivision era elevatissima (ma anche il costo, in proporzione, era notevole: pensate che un gioco poteva arrivare anche a costare 100 mila lire dell’epoca).


Ce ne erano poche in giro (tirava molto l’Atari 2600). Ed anche il reperimento delle cartucce era difficile.
Ma la longevità dei titoli era invidiabile, ed ancora oggi, quando mi capita, riesco a divertirmi e a stupirmi.


La cosa curiosa  è che i primi titoli erano spesso sviluppati da studenti universitari americani vogliosi di esercitarsi.


Ogni cartuccia era contenuta in una curatissima scatola di cartone. Oltre alla cartuccia, un manualino di istruzioni. E poi due cards plastificate (in Mylar indistruttibile) che si infilavano nei controller fino a coprire i 12 tasti frontali. In pratica un perfetto controller personalizzato per ogni gioco: era dotato anche di 2 + 2 tasti laterali (gli action buttons): un po’ scomodi, ma se imparavi ad utilizzarli ti tiravano fuori dai guai in molte occasioni. E il disco direzionale gestiva ben 16 posizioni: non è un caso che la Apple si sia ispirata a questo controller per i suoi iPod.

Nei titoli a due giocatori l’Intellivision era grandioso: i miei tennis, calcio e basket erano consumati: passavo ore con mio fratello in sfide infinite. E poi ho imparato a giocare a scacchi!

Purtroppo la console mi fu rubata qualche anno dopo. Mi erano rimaste le sole cartucce, in un cassetto. E l’imballo, purtroppo, venne buttato via. Insieme a tutti i manuali!

Così, con i primi guadagni ho deciso di ricomprare un Intellivision  su eBay, scoprendo che è tutt’ora un oggetto del desiderio. Un esemplare comprensivo di scatola originale costa molto più di una fiammante Sony Playstation 3.
Mi sono accontentato di uno non in perfette condizioni.

Così un paio di anni fa mi sono fatto recapitare i vecchi titoli: ho avuto il piacere di riaccenderla, e di catapultarmi in un turbinio di emozioni legate agli anni della mia infanzia. E’ come se avessi rotto un muro che mi nascondeva innumerevoli ricordi.

All’improvviso mi si è materializzato il tavolone della cucina di casa, dove apparecchiavo con mio fratello le scatole delle cartucce; il mobiletto con la televisione, enorme, con i suoi pulsantoni a scatto. I gesti automatici per resettare la console, sfilare la cartuccia e ripartire con un nuovo gioco. Le scene di insistenza davanti ai negozi durante le gite al nord, dove era più facile reperire i titoli.

Ogni gioco, un ricordo: magari quella sfida con mio fratello, persa allo scadere del tempo. Oppure il record superato con ostinazione.
E l’impegno di un bambino di 10 anni a capire i meccanismi del poker o degli scacchi, che mi rapirono in breve tempo.
E le scuse degli adulti, che quando passavano da casa mia un giro sulla console ce lo facevano sempre.
Ma anche le voci dei miei nonni. E l’odore del pane caldo appena sfornato.

Mi si è riaperto un mondo che si era addormentato.
Chissà se mio figlio un giorno avrà voglia di provarla.

Non è per la console in sè. E’ per il fatto che forse, un poco, l’essere adulto a volte è faticoso ed i bellissimi ricordi di quegli anni, per me, sono un modo per rappacificarmi con le responsabilità di oggi, e perché no, tornare a casa mia, quella dell’infanzia.

Un post sui titoli in mio possesso a breve.

Ah, se voleste farmi un regalo: taglia L. Grazie.
(As worn by Sheldon on The Big Bang Theory!)

Altre risorse:
http://www.intellivisionlives.com/
http://www.intellivisionworld.com/
Intellivision Overlays