Stavo leggendo alcune note sulla fotografia di Roland Bathes.
Lui, da buono NON fotografo, pensava che il gesto essenziale di un fotografo fosse quello di sorprendere.

Per cui, ad esempio, una fotografia funziona quando il soggetto é fotografato a sua insaputa.
O, piú in generale, quando il fotografo produce in chi guarda una specie di “shock“, nel senso che rivela una qualche realtà nascosta ad un occhio non educato.

É una definizione che ovviamente calza con lo spirito della street photography.
Il fotografo, per produrre una foto d’effetto, deve sorprendere.

Sorprende perché ritrae qualcosa di raro ed inusuale (penso ai ritratti di strada dei freaks di Diane Arbus), oppure perché è in grado di cogliere l’attimo decisivo (penso a Cartier Bresson ed alle sue foto perfette).
Oppure perché immortala le prodezze dell’uomo e della natura (Harold Edgerton ha fotografato per 50 anni la caduta di una goccia di latte). Oppure perchè è in grado di rompere in maniera creativa le regole canoniche della fotografia: penso a William Klein, con i suoi fuori-fuoco e le sue immagini “sbagliate“.

Sembra una sfida.
Il fotografo sembra dover sfidare le regole del probabile e del possibile.

Ma una fotografia di strada che sottenda a questi risultati sorprendenti, non rischia di allontanarsi dalla realtà?
In fondo una foto può sorprendere anche quando diventa impossibile leggerne alcuni elementi chiave. Dove é stata scattata? Cosa ritrae di preciso? Che interesse ha avuto il fotografo per scegliere quel soggetto?

Sembra cosí che una fotografia di reportage possa avere meno probabilità di diventare una fotografia in grado di superare le barriere del tempo e delle culture.
Perché apparentemente la realtà fa piú difficoltà ad infrangere le barriere della sorpresa.

Per fortuna peró nel corso degli anni abbiamo assistito ad un ben noto capovolgimento: é sufficiente fotografare un “qualunque cosa” per renderlo sorprendente.

Dice Roland:

“il qualunque cosa diventa allora il massimo sofisticato del valore”.

Il quotidiano e la normalità sono perciò diventati un soggetto privilegiato: la street photography non a caso é un genere che rivive una nuova ondata di interesse collettivo.
Peccato peró che questo interesse sia molto dei fotografi e poco della comunità degli editori, dei curatori di mostre, dei publisher, dei critici fotografici.