Una volta tanto una riflessione piuttosto personale.
Non lamentatevi, però.

Come al solito ho preso il treno. Stanco.
Cercavo un posto: non avevo voglia di farmi il viaggio in piedi.

Treno pieno. A dir poco.
Ne adocchio uno. Infilato verso il finestrino.
Da scavalcare un signore corpulento, anziano e tanto barbuto.
Aveva apparecchiato su due posti: borsa, bottiglia di acqua, computer piuttosto vissuto.

Chi se ne frega: mi farà posto.
Gli chiedo di liberare.

E qui mi pento. Tremava. Tanto.
Non voglio essere offensivo, davvero, ma aveva i movimenti lenti ed impacciati di chi soffre molto.
Il primo pensiero va al bradipo. Ma non mi fa ridere. Anzi.
Mi chiede pazienza.
Lo tranquillizzo: ma proprio questo posto dovevo chiedere!

Due interminabili minuti.
Si alza a fatica e mi fa passare.
Mi infilo tra il suo portatile e la sua borsa accasciata ai piedi del sedile.
Mi siedo. Cerco di fargli spazio.
Altri due minuti ed è seduto accanto a me.

Cavolo. Tra trenta minuti arrivo a destino: mi tocca richiedergli di alzarsi.
Io in genere evito i posti incastrati. In genere.
Ma sono stanco. Ed anche nervoso. Giornataccia.
Un po’, tra me e me, me la prendo pure, con questo tizio.

Infilo le cuffie. Cerco di isolarmi.
Butto un occhio sul suo portatile.
Certo che è proprio unto. Schermo e tastiera avrebbero bisogno di una bella ripassata.
Non ha nemmeno tolto la pellicola dalla lente della webcam.
Deve essere uno di quelli che il portatile lo usa per giocare al campo minato in treno.

Guardo meglio.
C’è il libro delle facce.
Sembra la sua di faccia.
Ma quanti amici ha? Tanti. Più di me. Lo so: questo non è difficile.

Lo so che non si fa. Lo so benissimo.
Apre un programma di posta mai visto: di quelli che si usavano forse nei primi anni novanta: quelli senza fronzoli.
Quelli per cui le mail sono mail. E basta.

Lo so che non si fa.
Qualcuno lo ringrazia affettuosamente: i suoi modelli 3D sono favolosi. E gli aerei poi: riproduzioni eccellenti.
L’ambientazione virtuale ne aveva guadagnato tantissimo. Ed anche il realismo.
E vai di ringraziamenti. Ma tanto si incontreranno in rete.

Lo so che non si fa.
Gli scrivono associazioni di astronomia. E aeronautica, sembra.
E poi le comunità dei videogiocatori. Ma guarda.

E qui le mie sensazioni entrano in un bel frullatore: chi è questa persona.
Potrebbe essere un mio eroe, uno di quelli smanettoni che hanno fatto la storia della rete.
O del software libero. O dei videogiochi.

La tristezza mi invade: forse per il primo giudizio dato.
Forse perché questa persona ha un aspetto che non gli rende giustizia.
Forse perché se fosse stato un medico missionario, non mi avrebbe fatto lo stesso effetto, ma avrebbe dovuto.
Forse perché vorrei fargli mille domande, ma non ne ho il coraggio.
Forse per la sorpresa.
Forse perché tra un po’ scendo: e speravo di vedere il modello 3D di quella astronave. Quella bella. Che ha fatto impazzire quel forum.
Forse perché la generazione dei pionieri informatici, ormai, è la vecchia generazione.
Forse perché mi ha proprio spiazzato.
Forse perché invecchiare così è triste.

Chissà se tutti i suoi contatti in rete lo conoscono di persona.
Spero di no.
Ma che dico. Spero proprio di si.

Io ho imparato una lezione. Che avrei dovuto già conoscere.
Ma questo è davvero personale.

Odio il libro delle facce: si sa. Gli chiederò l’amicizia.