The family of Minolta Hi-Matic cameras. Ediz. italiana e inglese su amazon.it

Continua la mia opera di recupero delle fotocamere analogiche con la quali ho avuto “contatti” in passato.

Minolta Hi-Matic F

La Minolta ha prodotto negli anni ’60 una linea di fotocamere consumer 35mm a telemetro dotate di un esposimetro automatico, uno dei primi: la serie Hi-Matic.

Queste camere sono diventate piuttosto note anche grazie a John Glenn che nel 1962 ne ha portata una nello spazio (in una versione appositamente modificata).

Nel 1972 Minolta produce poi la versione F (silver e black), dotata di un obiettivo Rokkor 38mm f2.7, piuttosto apprezzato per l’epoca: la macchina è compatta, ha qualche funzione in meno dei modelli della stessa serie, ma è sensibilmente più economia.

tabella dei numeri guida e della distanza per l’uso del fash

Queste le principali caratteristiche:

  • Obiettivo: Rokkor 1:2,7 / 38mm (4 lenti)
  • Films: film in 35mm da 25 a 500 ASA
  • Esposizione: Esposimetro al solfuro di cadmio (CdS) accoppiato con l’otturatore (quindi richiede una batteria).
  • Tempo di otturazione: 4 – 1 / 724 sec. (1 / 20 sec. Con flash) Seiko ESL Electronic.
  • Mirino: telemetro semplice
  • Flash: interno GN (7 – 56 in metri)
  • peso: 360 g senza batteria
  • Batterie:  2 x 1,35 V PX640 celle a mercurio.
  • Dimensioni 113 x 73 x 54 mm
  • Messa a fuoco minima: 0.8m
  • Wide Rokkor 38mm f/2.7 lens with electronic shutter

 

Ho recuperato una versione del manuale (una serie di JPG frutto di scansione), ma ora iniziano i problemi:<mi sono fatto cambiare le guarnizioni e fatta fare una accurata pulizia, ma senza batteria la macchina è inutilizzabile: infatti non prevede controlli manuali per l’esposizione!

La batteria PX640 non è disponibile: la produzione di batterie al mercurio è cessato alla fine degli anni ’80 in tutto il mondo a causa dell’impatto ambientale (e per la sua tossicità).


Montare batterie sbagliate potrebbe comportare, nella migliore delle ipotesi, immagini sbagliate (l’otturatore non rispetterebbe i tempi). Il rischio vero è di rovinare l’esposimetro.

Batteria compatibile con la PX640

Ovviamente in commercio esistono batterie da 1,35V, ma qualcuno lamenta una differenza di ben 2 stop (sia nelle ombre che nelle luci) in fase di esposizione.
Qualcuno invece consiglia di utilizzare quelle da 1,5V ma di sovraesporre di circa uno stop: l’unico controllo disponibile è il selettore ASA della pellicola, che quindi va impostato leggermente più basso.

Se si conosce un fotoriparatore esperto, è possibile chiedere di far tarare il circuito esposimetrico per le recenti PX625 A da 1.5 V. Ma non è una cosa semplice a farsi.

 

Intanto cominciamo con il dire che le PX640 si trovano anche sotto le sigle:

PX640A / A640PX / EN640A / EPX640A / PC640A / LR52 / 1126A


La scelta apparentemente più semplice sarebbe acquistare questa batteria dall’inghilterra. A volte si trova anche su eBay. Ma una volta esaurita siamo punto a capo.

Esistono degli adattatori per pile moderne (come le LR44/AG13 o le MS76) di più facile reperibilità. Purtroppo sembra che siano tutti reperibili fuori dalla Comunità Europea e vanno magari cercate su eBay. E comunque è importante che questi adattatori utilizzino batterie da 1,5V abbassandone la tensione ad 1.35V: sembra sia una garanzia di buon funzionamento.

Si trovano in rete soluzioni per utilizzare anche le SR44 (1,55 V, argento), le LR44 (Alkaline, 1,5 V) o la 675ER (tipiche degli apparecchi acustici ma che durano però pochissimo)

Ad esempio è possibile costruirsi un adattore per le batterie SR44/A76 (qualcuno le ha montate di serie con la carta stagnola…);

oppure montare batterie 675 o le pile LR44/AG13 in un tubo correttamente tagliato per riportare il giusto spessore;
oppure le LR44 con qualche moneta da 1 cent; qualcuno sembra abbia utilizzato 4 x Varta V625U.

Ma la soluzione del mio fotoriparatore alla fine è stata questa:

Occorrente:

  • Del nastro di carta
  • 2 x pile LR44/AG13
  • Un tubo di plastica del diametro esterno di 16mm ed interno da almeno 12mm (circa): vanno bene i tubi per le canaline elettriche che si trovano in ferramenta.
  • Un pezzo di metallo.

Il procedimento è banale:

  1. sovrapponete le due pile;
  2. fissatele avvolgendole con il nastro di carta, in modo da creare anche lo spesso necessario;
  3. inseritele in un pezzo di tubo tagliato alto circa 1cm;
  4. Incastrate nel vano batteria il pezzo di metallo sagomato a “C” in modo da creare un ponte tra i contatti dell’alloggiamento di una pila.

Fatto. Avrete creato una pila da 3V in sostituzione di due pile da 1,35V e avrete modificato i contatti in modo da poterla far funzionare.
La macchina si accende. Da verificare gli effetti sull’esposimetro.

Vi farò sapere nelle prossime settimane.
E spero di postare anche qualche foto correttamente esposta!