Il diaframma di un obiettivo fotografico è come l’iride dell’occhio umano.

Si chiude per far passare meno luce.
Si apre per farne passare di più.

Giusto per semplificare.
Perchè una diversa apertura di diaframma, in una foto, di effetti ne ha diversi.

Ed insieme al tempo di esposizione ed agli ISO, è il valore che il fotografo deve poter scegliere per una esposizione desiderata.
Possibilmente senza vincoli.

Le varie aperture si misurano in numeri f (meglio f/numero o f/stop).

La foto arriva da qui
Queste, più o meno:

f/1, f/1.4, f/2, f/2.8 f/4, f/5.6 f/8, f/11, f/16, f/22, f/32, f/45, f/64

Non importa sapere che il numero deriva da un calcolo che coinvolge anche la lunghezza focale. Non è questo il punto.

E’ importante sapere, invece, che la sequenza dei valori f non è casuale.

Ogni “stop” di differenza (quindi ogni f di differenza) determina che la luce che passa è la metà.

Esempio:

se io fisso gli ISO (la sensibilità del sensore), compongo con un 50mm (regolo inquadratura e linee prospettiche), espongo per 1/125 di secondo (quindi fisso il tempo) e scatto a f/4 e poi scatto a f5.6, nell’ultima foto ho utilizzato la metà della luce: la foto è più scura (meno esposta (alla luce)). 

Ed ho anche aumentato la profondità di campo.

Ho anche alterato contrasto e nitidezza. A volte colori. Ma questa è un’altra storia.

Noi che il gergo lo sappiamo, parliamo di diaframmare.

Di chiudere o di aprire di uno stop. O di due stop. O di ben 3 stop.

E tutti noi, così, capiamo al volo. Non male.

Se mi compro un bell’obiettivo fisso, vi troverò stampigliata sopra la massima apertura possibile: così capisco quanto quell’obiettivo è luminoso.

E se mi compro uno zoom, che so, un 70-200mm, allora di valori posso anche averne due: l’apertura massima alla focale minima (70mm, f/2.8 ad esempio) e l’apertura massima alla focale massima (200mm, f/5.6, che è sempre minore o uguale per ragioni costruttive).

Insomma, la luminosità massima dell’obiettivo sembra sia un indice importante: un obiettivo f/4 ed un obiettivo f/2.8 sono costruttivamente molto diversi ed hanno anche prezzi molto diversi.

I fotoamatori sfoggiano sempre più spesso obiettivi f/1.8 o f/2.8, che nemmeno molti professionisti acquistano.

Sono costosi. A volte inutili. Perchè tutto dipende da cosa ci devi fare con l’obiettivo.

Magari avere una profondità di campo piccola, che so, nei ritratti ravvicinati, può far comodo per isolare il soggetto. Magari in condizioni di luce difficili, qualche stop in più può fare comodo lo stesso.

Sarebbe utile, in verità, avere indicata anche l’apertura minima, che è quella che mi garantisce la massima profondità di campo, che so, per fotografare il paesaggio: ed infatti succede che spendi migliaia di euro, ti compri un obiettivo luminoso, ma che poi chiude solo fino a f/16.

Purtroppo però c’è anche da dire che se non si vuole acquistare un barile di plastica, bisogna orientarsi verso quegli obiettivi che hanno una grande apertura di diaframma.

Vuoi o non vuoi. Prendere o lasciare.

Altra osservazione: normalmente gli obiettivi hanno la massima nitidezza e la minima distorsione al loro valore intermedio di f. Non sempre. Spesso. Ma anche questa è un’altra storia.

Date un occhio qui per valutare i vari vostri obiettivi.

Ed anche al video in basso: