Titolone.
Andiamo con ordine, e giochiamo a immedesimarci.
Mi sono comprato una macchinetta fotografica.
Trovo l’oggetto affascinante, e desidero prenderci un po’ di confidenza.
Magari mi compro un libro sulla fotografia o, meglio, mi iscrivo ad un corso.
E mi metto a fare qualche foto: il compleanno dell’amico, il concerto rock allo stadio, la vacanza in montagna con la famiglia, la convention del lavoro, la maratona che passa sotto la finestra, la nascita di mio figlio.
Che dire: ogni momento importante o quanto meno significativo della mia vita ora è congelato per l’eternità.
In effetti le foto che vale veramente la pena di scattare sono quelle che vanno a finire nell’album di famiglia e si tramandano di generazione in generazione.
A ben vedere ho comprato la macchinetta fotografica per gli eventi importanti.
Probabilmente non saranno molto frequenti, ma chi se ne importa.
E’ anche vero che il “momento dello scatto” è piuttosto interessante, a volte intenso.
Dà un certo gusto, e sarebbe bello ripeterlo più spesso.
Ma che dire, se non si sono occasioni, aspetterò.
Qualche bella foto l’ho fatta: ho una galleria on-line dove ricevo anche qualche apprezzamento.
Certo che però, in alcune occasioni, sarebbe stato bello avere con sé la macchinetta…
Peccato, quella volta che ho incrociato per caso Angelina Jolie al ristorante. Oppure quando c’è stato quell’incidente assurdo, lì sulla tangenziale, per fortuna senza conseguenze gravi.
Ma non posso mica portarmi dietro quella grossa reflex in giro tutto il giorno…
No no, le fotografie si fanno quando serve. Che diamine.
Non è mica un giocattolo. Per non parlare poi di quanto mi è costata…
Quanti di voi ci si trovano?
Proviamo a ribaltare punto di vista.
E questo è il mio, molto personale.
Ho comprato una macchinetta fotografica, ritagliata per le mie esigenze.
Spero che quanto prima diventi un prolungamento del mio occhio.
Adesso mi compro anche qualche buon libro di fotografia, e cerco di imparare dai grandi del passato e del presente. Vorrei sviluppare un mio stile, ma vorrei anche acquisire il giusto background.
Ovviamente sarà bello documentare, per esempio, la crescita di mio figlio, e regalargli quei bei ritratti che tanto piacciono ai nonni: pensa che soddisfazione quando sfoglieremo, tra qualche anno, i nostri album fotografici facendoci su qualche risata.
Tutti i momenti importanti della mia vita saranno congelati per sempre, in attesa di essere rivissuti.
Una cosa però è certa: da quando guardo il mondo da dentro quell’oculare, ho imparato ad apprezzare molto meglio ciò che mi circonda. La gente, le piccole cose, gli accadimenti apparentemente poco interessanti che avvengono intorno a me. Ho sviluppato una nuova sensibilità. Ed un nuovo istinto. Ho imparato a vedere.
La quotidianità, le persone normali con i loro gesti normali.
Ho scoperto l’umanità intorno a me. E la normalità.
Non lo avrei mai pensato, ma le normalità ha una dignità insospettabile, e merita di essere documentata a fondo.
E se poi riuscissi a cogliere un gesto particolare, una scena eccezionale, tanto meglio.
Quasi quasi vado giù per la strada e faccio qualche scatto: che so, al vicino che va a comprare il pane, al graffito, quello bello, sul muro del garage, o ai turisti che hanno sempre il naso su per aria guadando il campanile di Giotto in centro.
In modo rispettoso, certo, in punta di piedi. Cercando di scomparire tra le gente, documentando in modo obiettivo ciò che ho visto in quel momento. Cercando di stabilire un legame tra la realtà e la mia personale interpretazione di essa: posso decidere di mentire, con una foto, o posso semplicemente decidere di dire la verità.
Cercando di mettere ordine al caos.
Non voglio mica fare arte. Comunque non si può decidere consapevolmente di voler fare arte. Voglio fare fotografia. Anzi, Fotografia.
Per fortuna ho con me una macchinetta discreta, che posso portarmi sempre dietro senza sforzo.
Sono sicuro che dovrò combattere per difendere la mia libertà di espressione. I tempi non sono sereni. Ma è un mio diritto. Ed una opportunità per tutti.
Fotografare è una maniera di vivere.
Sarebbe bello se un giorno riuscissi anche a raccontare una storia, con le mie foto. Una storia normale.
Chissà che con gli anni, questa storia, non diventi poi anche un po’ speciale.
Voi cosa volete fare: fotografia o Fotografia?
Condivido tutto. Aggiungo che la normalità racchiude in sè il miracoloso che è la vita nella sua intensità, e quando la macchina fotografica diventa un modo di vivere, e anche un modo che ci aiuta a vivere e per certi versi ci allontana dalla morte, allora riusciamo a toccare l'eccezionalità nel normale, e percio' io personalmente, da quando cerco di fare Fotografia,e anche Fotografia di strada, percepisco chiara la mia grande fortuna. E…vogliamo parlare del nostro inconscio che esterniamo nei nostri scatti? Ti lancio la palla mio caro streetografo:)A presto, Gulia Berardi
Che macchina usi? Io per questo tipo di foto preferisco una macchina a telemetro (Fed, Zorki, Canonet). Incuriosisce, e non è invasiva
E’ un bellissimo post. Raccontare storie, trovarle nella normalità immergendosi nel flusso della vita, tra le persone, nelle città… è qualcosa di meraviglioso.
La fotografia per me è un hobby, ma quando iniziai a fotografare ebbi la pretesa di sfornare opere d’arte, i cui soggetti fossero ricercati e perfetti (architetture e geometrie pure. visioni astratte…).
Poi ho scoperto che la normalità ha un immenso valore e ho iniziato a guardarmi veramente intorno, a viaggiare e fotografare ciò che accade e ciò che mi colpisce… e ho iniziato a divertirmi.
La Fotografia di strada è uno dei generi più difficili ed ha sue precise caratteristiche e peculiarità (molti, per esempio, la confondono con il reportage …).
Mi fa piacere leggere questo post, dove si capisce (anche dai commenti) che c’è molto fervore intorno alla Street Photography, anche se le immagini qui riportate non sono molto profonde e hanno poco a che vedere con la “Street”.