Werner Bischof:

“Solo il lavoro fatto in profondità, con un impegno e un coinvolgimento totali, può davvero aver valore.”

“E’ difficile scattare fotografie in un campo di prigionia, rimanere umano e poi scoprire che le foto migliori sono state scartate. Qualche volta mi domando se oggi sono diventato un reporter, una parola che odio con tutto il cuore. Penso che la concentrazione che ero solito mettere nel mio materiale adesso si è spostata sull’aspetto umano, e questo è di gran lunga più complicato, perché non puoi pianificarlo.”
(Nella Corea del Sud, dopo aver lavorato in un campo di rieducazione, 1952)

“Ne ho avuto abbastanza: questa caccia alla storia è diventata difficile da reggere – non fisicamente, ma mentalmente. Ormai il lavoro qui non mi dà più la gioia della scoperta; qui quello che conta più di qualunque cosa è il valore materiale, il fare soldi, fabbricare storie per rendere le cose interessanti.
Detesto questo genere di commercio di sensazioni… E’ stato come prostituirsi, ma ora basta. Dentro di me io sono ancora – e sarò sempre – un artista.”

(In Indocina, dopo aver realizzato un reportage su commissione, 1952)