Se si guarda ai grandi fotografi del XX secolo, è facile pensare che le uniche città al mondo destinate ad essere teatro delle foto di street siano Parigi e New York.

Incrocio San Lorenzo 3Basti pensare a Henri Cartier-Bresson, Brassai, Robert Doisneau oppure a Lee Friedlander, Garry Winogrand e Helen Levitt. Solo per citarne alcuni.
In queste città, in effetti, hanno lavorato i più grandi fotografi di metà secolo, benché con due approcci e stili differenti (non a caso spesso si parla di scuola americana e scuola francese).

Queste metropoli, forse le più cosmopolite e moderne dell’epoca, erano lo scenario perfetto per un certo tipo di fotografia, tanto che le immagini “definitive” di queste città sono legate proprio ai fotografi di quegli anni.
Determinante anche il fatto che Parigi e New York potessero vantare dei “fondali eccezionali”: i loro centri storici, certamente diversi tra loro, fornivano un terreno di caccia particolarmente fertile.

SospettoMa le cose sono cambiate velocemente, travolte dalla globalizzazione e dalle nuove tecnologie.
Parigi e New York sono state inflazionate da foto e fotografi: sono state letteralmente appesantite da decenni di immagini. E’ praticamente impossibile produrre qualcosa di originale: forse New York resiste ancora nell’immaginario di noi fotografi, ma è necessario confrontarsi con un patrimonio di immagini incalcolabile.

Negli ultimi decenni sembra essere stata Londra ad attirare gli interessi degli streetpher (tra cui Robert Frank), soprattutto grazie alla varietà etnica che vi si può trovare e al suo essere perlopiù indifferente;  ma qui non c’è mai stata una vera e propria comunità di fotografi, non si è mai sviluppato uno “stile“: Londra è una città vibrante, ma non così elegante, una metropoli globale, ma che non ha i tratti di distinzione come li avevano Parigi e New York.
CroceviaPoi c’è Istanbul, un’altra città dalla lunga storia fotografica. Una città in posizione strategica, mix di Europa ed Asia, una delle capitali del mondo musulmano: si potrebbe pensare che la particolare attenzione al pudore pubblico e ai comportamenti moderati siano di intralcio alla fotografia di strada, che invece è stata tollerata per decenni. Oggi forse le cose si sono leggermente complicate.
Ma anche Dubai, città artificiale come Las Vegas, internazionale e piena di visitatori milionari: certo non è la città ideale dove immortalare il quotidiano, ma è cresciuta a tempo record ed è in grado di rappresentare il moderno surrogato della normalità.
Oppure Shangai, con il suo angosciante livello di urbanizzazione, che accosta aree ricchissime e modernissime, ad altre povere e legate alla tradizione. Dove la popolazione è in grado di vivere in spazi ridottissimi spendendo per questo molto tempo in strada.
Ma poi, via via, tutte le grandi capitali, da Berlino ad Amsterdam, da Mosca a Tokyo.

Oggi leggo che le Nazioni Unite hanno stimato che oggi oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle città.
E si prevede che entro il 2050 questa percentuale cresca fino al 70%.

Una cosa strana, se si pensa che le città non sono proprio così ospitali: sporche, insicure, affollate, costose.
Evidentemente però qualcosa le rende irresistibili: se da una parte lo spirito ecologico e “rurale” cresce, e cresce con lui la consapevolezza che le città non sono bio-sostenibili, dall’altra le periferie si svuotano e le città si affollano.

Ci sono eserciti di professionisti che lavorano intorno al concetto di città: dagli architetti ai sociologi. In molti cercano di plasmarle, con grande fatica, secondo desideri più o meno condivisi.

MultitaskingEd in questo contesto i fotografi di strada sono i veri privilegiati: figure trasversali, in grado di documentare meglio di chiunque altro il modo in cui viviamo gli spazi pubblici, il modo in cui la città si trasforma, spontaneamente, casualmente, oppure dietro la regia di qualche progettista.

Ed allora vengono fuori tutte le contraddizioni, i problemi di affollamento, di intolleranza razziale, di inquinamento, le difficoltà di adattamento, ma anche le opportunità, la varietà e le ricchezze che solo una città può offrire.

Per dirla in breve, i fotografi di strada forniscono quotidianamente le prove di come stiamo organizzando gli spazi in cui abbiamo deciso di vivere, e di come li stiamo effettivamente vivendo.

Quindi qual’è la migliore città in cui scattare?

Certamente la propria.
Quella in cui si vive ogni giorno.
Quella che si conosce bene, vicoli compresi.
La sola che ti permette di tirare fuori l’invisibile che c’è in lei.

Tira il carrettoE questo è certamente un invito ad uscire per strada con la macchinetta in mano (l’ennesimo).

Ma c’è un altro aspetto che non deve essere sottovalutato: quando si viaggia, e si va in una città nuova e la si guarda con occhi nuovi, è possibile avere ispirazioni nuove, certamente da assecondare. Così, se si guardano tanti grandi fotografi, ci si accorge che alcuni preferiscono rimanere intorno alla propria casa, addirittura nel proprio quartiere, per approfondire i proprio luoghi. Altri invece preferiscono viaggiare in città sempre nuove ed essere ispirati per progetti sempre diversi.

Ed io?
Ho la fortuna di abitare in una città vivace, con un centro storico che non ha niente da invidiare alle più belle città del mondo. Una città forse di transito, tra universitari e turisti, ma che offre una grande varietà di situazioni differenti.
E’ certamente rappresenta una opportunità: ti permette di immergerti in un bagno di gente tra cui confonderti, ti rende più invisibile di quanto non possa fare un’altra città. Girare per Firenze con una reflex in mano è assolutamente normale e si passa inosservati.
Ma questo è poi alla fine solo “un fondale”: è appagante portare a casa una foto dove si può identificare a chiare lettere Firenze, che però fa da contorno alla normale quotidianità che si agita in tutta la città, dal centro alla periferia.

Lezioni su supermanSorrido quando leggo che l’ultima frontiera della street photography è Google Street View: per alcuni uno dei migliori documenti fotografici delle nostre città. Certo, è un tema interessante (che andrà approfondito).

Ma è il valore aggiunto che può dare un fotografo che vive nella propria città a rendere la street photography non banale: il fotografo arricchisce ogni suo singolo scatto con la sua visione personale, con il suo stato d’animo del momento, fatto di emozioni e della paura di camminare in mezzo alla gente, di entusiasmo e fatica, di un senso di alienazione o di forte appartenenza.
Un modo tipicamente umano di vedere il mondo e le sue città, ricordando sempre a noi stessi che devono essere costruite perchè gli esseri umani possano viverci al meglio.

Tassista in letturaMetà della popolazione mondiale vive in città, e ogni città del mondo merita di essere documentata con un occhio sensibile e di riguardo.

Anche la tua.