Abbiamo capito come l’esposimetro cerca di ottenere una immagine che sia equivalente ad un grigio 18%.
Il nodo della questione è che l’esposimetro misura i toni di grigio in una porzione di area che per fortuna può essere modificata dal fotografo. O quanto meno controllata. Di conseguenza, l’esposimetro può trasformarsi da uno strumento stupido, ad un alleato fondamentale.
Parleremo del sistema a zone anche in un post dedicato. Ma date un occhio a questo schema:
Lo spettro dei toni di grigio può essere diviso in 11 zone. Nella zona 0 c’è il nero (le ombre piene). Nella zona X c’è il bianco (le alte luci). Nella zona V, al centro, c’è il grigio 18% (ebbene sì, è al centro).
(Nello schema ci sono anche i riferimenti per i toni di grigio nel digitale. Nella scala RGB, il grigio 18% equivale a 128,128,128. Ma questa è un’altra storia.)
Tenete a mente la scala, e torniamo all’esposimetro in sè. L’esposimetro può:
misurare varie aree della scena (impostazione MATRIX), confrontando i valori letti con una serie di scene memorizzate (ritratto, paesaggio, etc). Spesso però il risultato è equivalente a quello ottenuto considerando tutta la scena (impostazione MEDIA): in questo caso ogni punto sulla foto ha lo stesso peso di tutti gli altri. E l’esposimetro cercherà di tendere ad una immagine “omogenea” grigia al 18% (Zona V).
L’immagine delle lenzuola a destra è stata ottenuta in questo modo: le lenzuola sono grigie, e tutta l’immagine, mediamente, ha una tonalità di grigio pari al 18%.
Questo al lato è il diagramma della foto a destra: a sinistra del diagramma ci sono i toni scuri, le ombre, i neri. Al centro i mezzi toni. A destra le luci, i bianchi. Un po’ come nello schema del nostro amico Adams. Questi diagrammi sono visibili in tette le camere digitali. E diventeranno i vostri migliori amici.
Il digramma conta il numero di punti (nel digitale i pixel) per ogni tono di grigio e li mette in pila, producendo una curva. Osservate bene: nella nostra foto mancano punti bianchi (quelli all’estrema destra del grafico). O quasi bianchi. E il maggior numero di punti sono concentrati nel mezzo. Grigi medi, appunto. Grigi al 18%. L’esposimetro ha colpito.
L’immagine di sinistra è stata ottenuta facendo misurare all’esposimetro solo un punto (quello di messa a fuoco se è uno solo), con una impostazione chiamata SPOT (la dimensione del punto può essere cambiata). In questo modo la macchina vi suggerisce le impostazioni (in questo caso in tempi avendo fissata l’apertura del diaframma) per far diventare grigio al 18% solo quel punto, ignorando il resto della scena. Ho misurato un punto del lenzuolo bianco: quindi, di fatto, sto chiedendo al mio esposimetro i valori per ottenere le lenzuola in zona V.
A noi però le lenzuola grigie non piacciono. Anzi, direi che le lenzuola mi piacerebbero tanto in zona IX, perché è così che le vedo dal vero. E’ utile sapere, allora, che a partire da un zona, serve uno stop per passare alla zona successiva. Quindi a partire dal grigio 18% (zona V) mi servono 4 “stop” ho la necessità di spostare a destra di quattro zone lo spettro dei toni per ottenere il bianco desiderato (zona IX) (ringrazio RINO tra i commenti per aver reso più chiaro questo passaggio). Cioè faccio in modo che la luce che arriva al sensore sia 4 volte maggiore di quella suggerita dall’esposimetro. E quindi, se l’esposimetro mi suggeriva 1/500 di secondo, allora scatto ad 1/125 di secondo (+2 stop) . Allora, esponendo un po’ di più, possiamo ottenere il risultato atteso.
Abbiamo usato l’esposimetro. Ma abbiamo deciso noi. E abbiamo esposto correttamente la foto. Siamo soddisfatti.
Se guardate il nuovo diagramma (relativo all’immagine delle lenzuola a sinistra), vi accorgente che la curva tende verso le zone alte. E sono comparsi i punti in zona IX. Come desiderato. Le luci, quasi bianche, delle lenzuola stese, si fanno vedere. Una veloce correzione al computer, ed abbiamo aumentato leggermente il contrasto, guadagnando anche qualche punto in più in zona 0.
A metà tra l’esposizione MATRIX e quella SPOT c’è quella a MEDIA PONDERATA (o a Media Centrale, o SemiSpot). In questo caso l’esposimetro effettua due letture: prima una lettura media di tutta la scena. Poi la lettura di un’area (più o meno grande) intorno al punto di messa a fuoco. Poi fa una media, dando maggiore peso alla misura dell’area ridotta. Questa impostazione appare comoda in molte situazioni.
Buongiorno Alessandro,
Ti contatto tramite commento perché non ho trovato nessun altro modo per farlo.
Vorrei farti conoscere il servizio Paperblog, http://it.paperblog.com che ha la missione di individuare e valorizzare i migliori blog della rete. I tuoi articoli mi sembrano adatti a figurare tra le pagine del nostro magazine e mi piacerebbe che tu entrassi a far parte dei nostri autori.
Sperando di averti incuriosito, ti invito a contattarmi per ulteriori chiarimenti,
Silvia
silvia [at] paperblog.com
Responsabile Comunicazione Paperblog Italia
http://it.paperblog.com
quote (Quindi a partire dal grigio 18% (zona V) mi servono 4 “stop” per ottenere il bianco desiderato (zona IX).) quote
Nella tua frase riportata avrei evitato di usare il termine stop seppure virgolettato. A beneficio della dicitura (magari): a partire dal grigio 18% (zona V) ho la necessità di spostare a destra di quattro zone lo spettro dei toni per ottenere il bianco desiderato.
Ciò al fine di non ingenerare confusione con i veri stop (due; da 1/500 ad 1/125) da sovraesporre che servono effettivamente allo scopo. E cioè far arrivare al sensore il quadruplo di luce che occorre.
Un saluto,
Rino
Rino, grazie per la preziosa correzione. Adeguo subito il mio testo: la tua non è una semplice precisazione, ed è importante non ingenerare confusione con termini e definizioni.