Sono partito con l’alta velocità da una Bologna freddissima.
Sono stato scaricato dal Frecciarossa a Rifredi, invece che a Santa Maria Novella.
I passeggeri che sono scesi con me non avevano idea di dove si trovassero.
Neve, così dicono.
Non si prosegue.
Cerco un autobus per tornare a casa. Niente. Il servizio è sospeso.
Cerco un taxi. Niente.
Cerco un treno per la stazione centrale: Firenze SMN è irraggiungibile.
Nessun treno è in condizione di fermarsi. O di partire.
Neve. Tanta neve, così dicono.
In effetti nevica. A Bologna normalmente vedo di peggio. Ma in affetti per Firenze è una novità (anche se era previsto da giorni!).
Mi avvio a piedi: cerco di attraversare il sottopassaggio della stazione: è un budello largo 3 metri, pensato per i pochi viaggiatori di una stazione di periferia.
Nemmeno al concerto dei Pink Floyd: la gente è come le sardine e comincia a diventare insofferente.
Non si passa.
Dopo 20 minuti, tra urla e botte e spintoni, guadagno una uscita secondaria.
Spunto in un paesaggio incredibile:è ormai sera, ma le luci amplificate dalla neve fanno giorno.
Mi attende una passeggiata di almeno 45 minuti. Forse meglio che mi abbiano fermato qui: sono più vicino a casa.
Con me molta gente che cerca di capire dove sia, che cerca magari un albergo in cui passare la notte.
Ad alcuni di loro dico di seguirmi: per strada, di hotel, ne avremmo incontrati certamente.
Ci sono almeno 10 cm di neve soffice ma compatta.
Si affonda.
Non capisco dove sia la strada e dove i marciapiedi.
Mi scansano alcune auto, in scivolata.
Evito diverse cadute, a costo di sacrificare una caviglia.
Passo da una sede della Misericordia: sono tutti impegnati a mettere le catene alle ambulanze: con scarsi risultati, mi sembra. Ma dubito che, anche volendo, possano andare lontano.
Firenze mi sembra paralizzata sotto il peso della sua neve.
Le strade sono intasate: non si muovono di un passo: in mezzo a loro sono imbottigliati anche i Vigili Del Fuoco.
Sento sirene in lontananza: i suoni vengono da ogni angolo. Sembra un concerto.
Ma il paesaggio è incredibile.
Mi sto godendo ogni metro.
Dovrei essere indignato: ma aspetterò di arrivare a casa, al caldo, per esserlo.
Ecco un hotel: pieno.
La protezione Civile sta trasferendo gente dall’aeroporto di Peretola: lo hanno chiuso. I viaggiatori dovranno pur passare la notte da qualche parte.
Chissà se però queste persone riusciranno mai ad arrivare qui, penso io.
Il mio compagno di passeggiata comincia ad avere un’aria afflitta: il sospetto che sarà una notte lunga lo investe come una valanga.
Era in viaggio per Scandicci: a soli 10 chilometri da Firenze.
Per strada ci sono centinaia di persone che si godono lo spettacolo.
Qualcuno ha tirato fuori la macchinetta fotografica.
Cerco di telefonare a casa: ma i cellulari sembrano andati: non riesco a prendere la linea.
Un ragazzo lancia una palla di neve ad una signora: lei arriva a piedi dal centro ed è oltre un’ora che combatte con i tacchi alti e la neve. Quella palla non la prende proprio bene. Li lascio litigare ed aumento il passo.
Arrivo a casa stanco ma con la voglia di ributtarmi in strada.
Peccato non avere la macchinetta fotografica.
Ho speso centinaia di euro per un iPhone, e non riesco ad utilizzarlo coni guanti!
Firenze sembra un’altra città.
Bellissima, comunque. Anche la mia periferia.
Poi sento che a causa di 10 centimetri di neve Firenze è morta.
Alla stazione centrale sono bloccate centinaia di persone.
Dormiranno alla Fortezza da Basso, con l’aiuto della Protezione Civile.
I spargisale non sono riusciti a partire: il traffico è in tilt.
Anche l’autostrada è bloccata.
E la tranvia.
10 centimetri.
Non mi sembra una cosa eccezionale.
Per altro la nevicata era stata prevista.
Firenze è la città che è sopravvissuta ad un alluvione, ma soccombe sotto 10 centimetri di soffice neve.
E sotto le inefficienze e la sufficienza.
Forse dovrei davvero indignarmi.
Ma intanto vado a prendere la reflex ed il polarizzatore!