Dopo l’esperienza di qualche mese fa, ne ho avuta un’altra.
Ieri mattina ho fatto il percorso del 22 seduto accanto ad una distinta signora.
Si faceva il segno della croce in continuazione.
Quasi in preda ad una crisi mistica.
Ad un certo punto ho cominciato a sospettare che sapesse qualcosa che i poveri ignari viaggiatori nemmeno potessero immaginare.
La fine del mondo dietro l’angolo? Quello dietro la fermata del 56, magari, che è sempre un po’ un inferno all’ora di punta?
No.
La signora si faceva il segno della croce puntando ogni chiesa e cappella incrociata lungo il tragitto. Anche quelle non proprio lungo la strada, ma quasi, che si potevano scorgere con una rapida occhiata fuori dal finestrino.
E a Firenze, fidatevi, di chiese e cappelle c’e ne sono tante e tante: la signora poteva certamente vantarne una conoscenza impressionante. Io stesso, così, ne ho scoperte di nuove.
Alla faccia della devozione. I suo gesti plateali hanno insospettito più di un viaggiatore. Alcuni si sono allontanati sospettosi.
Un po’ troppo ansiogena, la signora, la mattina presto prima del caffè.
Scendo dal 22 e salgo in treno.
Mi ritrovo seduto accanto ad un ragazzo che ha tirato fuori il suo iPhone ed ha cominciato a leggere qualcosa.
Io faccio una fatica incredibile, i caratteri sono così piccoli! Ma lui dimostra una certa invidiabile dimestichezza.
Poi guardo meglio e sul display ha il libro dei Salmi. Al dito ha l’anello del rosario. E sta pregando.
Adesso si che comincio a preoccuparmi. Il 2012 è appena iniziato e tutto sta per finire?
Il ragazzo è stato distratto solo dall’arrivo del treno a destinazione, 40 minuti dopo: non ha mai alzato lo sgardo dal display. Ed io ho ancora negli occhi il movimento delle dita che ruotano con ritmo e maestria l’anello del rosario.
Intendiamoci, non ho niente verso coloro che professano la loro fede, qualunque essa sia. Anzi, ovunque si riconoscano sani principi morali, ancorché addobbati con riti e liturgie più o meno colorate, ritengo persista la speranza in un mondo migliore.
Per altro vengo da posti, ma in generale questo vale per tutto il sud, dove i segni della devozione sono frequenti e forti.
Ma evidentemente qualcosa mi ha stupito, ed il fatto che abbia innescato in me una riflessione è esso stesso un segno.
Nelle nostre frenetiche città ho sempre avuto l’impressione che non ci fosse molto spazio per la fede o la preghiera. Almeno nel quotidiano, a meno di grandi catastrofi.
E diciamo che non sono mai stato smentito in merito.
Ma vedere qualcuno, per altro molto giovane, che sfrutta il poco tempo a disposizione o i tempi morti di un viaggio per dire una preghiera, mi ha colpito. Evento amplificato dai frenetici segni di croce della anziana signora sul bus.
E spero che preghino entrambi anche per tutti gli altri che non lo fanno, me compreso: non si sa mai.