Amstrad CPC 464 |
Questa è una lunga-storia-lunga.
Se oggi mi occupo di informatica anche per lavoro, lo devo interamente a lui.
Mi padre lo vendette su mia insistenza dopo qualche anno per sostituirlo con un Commodore 128, ma non fu la stessa cosa: non trovò mai un degno sostituto.
Sto parlando dell’Amstrad CPC 464.
Nel mio piccolo paese di provincia un mio cugino aprì un negozio di informatica: una stanzina vicino alla piazza del paese. Era il 1984.
Fu lì che sentii per la prima volta la parola “computer“.
Da una parte c’erano i PC IBM (forse i primi, quelli basati sull’8088 della Intel, non so).
Per me quella era area proibita: vi si avvicinava solo un fantomatico esperto che arrivava settimanalmente per fare consulenza ai professionisti che ne avevano comprato uno. Generalmente erano coperti da un telo azzurro, giusto per ricordarmi che non erano cose per un ragazzino.
Raramente ho avuto il piacere di vederne acceso uno. E quando erano accesi, signori incravattati e grigi si annoiavano a vicenda con questioni di lavoro intorno a dei tristi caratteri verdi lampeggianti.
Mattel Intellivision |
Dall’altra parte un lungo bancone: e in un angolo l’Amstrad, con i tasti colorati.
Quello strano oggetto attirava tutti come api al miele: evidentemente doveva essere più divertente, o più accessibile: alcuni del negozio ci scrivevano su strane sigle, e magicamente il monitor prendeva vita.
Linee colorate danzavano per il video disegnando geometrie sinuose. Ed era divertente vedere l’entusiasmo della gente che dopo ogni modifica al loro codice si stupiva per i risultati ottenuti.
Cercavo di sbirciare, di rubare qualche informazione. Sembrava che quella gente lì fosse in grado di piegare la volontà della macchina, ordinandole di fare delle cose semplicemente scrivendo degli ordini sulla tastiera.
Per me era un mondo nuovo. Diverso. Di cose sui monitor di casa ne avevo viste tante e strabilianti. In fondo ero stato uno dei felici possessori del Mattel Intellivision. Ma questo era diverso. C’era un rapporto strano tra loro ed il computer, fatto anche di sperimentazione e scoperta.
ZX Spectrum Sinclair |
Così, anche data la mia età, fui dirottato verso lo ZX Spectrum Sinclair dall’altra parte del bancone.
La tastiera in lattice ed il joystick evidenziavano il suo carattere ludico.
Così mi ritrovai in breve tempo a giocare, anche in compagnia di altri ragazzini che nel frattempo avevano imparato ad affollare il negozio.
Io però uno sguardo all’Amstrad ce lo buttavo sempre, con interesse e curiosità, aspettando la giusta occasione.
Che arrivò presto: un giorno fui costretto a saltare la scuola. Chiesi a mio padre di lasciarmi al negozio. Il momento era ideale: non c’era nessuno.
Chiesi di provare quel computer: mi fu raccomandato di fare attenzione, che era un oggetto costoso e lì non c’erano giochi. Ma io volevo sapere come facevano a muoversi quelle linee sulla schermo, dietro quegli ordini precisi impartiti dalla tastiera.
E così lo vidi, per la prima volta, quel codice spaghetti del Basic 1.0. Con i suoi comandi di plot. Ed i cicli for (si trattava del Locomotive Basic integrato nella macchina, più veloce e avanzato di quello di Microsoft, con comandi dedicati alla grafica).
E poi qualche numerino annegato in quel codice, che tu li cambiavi e tutto cambiava. Avevo circa dieci anni.
Il Basic era della Locomotive Software Ltd. |
Ci passai ore ed ore.
Non tornai a casa come promesso.
Il tempo per me si era fermato.
Facevo progressi. Riuscivo ad ottenere risultati sempre nuovi.
Per i miei era impensabile che mi fossi potuto trattenere fino a tardi nel negozio. Così si allarmarono e cominciarono a cercarmi per tutto il paese.
Fatto sta che venne il pomeriggio.
E poi la sera.
Ad un certo punto vidi mio padre scuro in volto sulla soglia del negozio.
Volevo raccontargli entusiasta della mia scoperta, ma mi portò via di peso.
Capì il guaio in cui mi ero cacciato vedendo il buio fuori: mia madre era a casa terrorizzata.
Non passai più per quel negozio.
Mi stavo rassegnando all’idea che i miei contatti con i computers fossero stati una esperienza passeggera e conclusa.
Fino a che non mi fu chiesto cosa desiderassi a Natale: un computer, feci io.
Trovai ovviamente alcune resistenze: l’effetto che il computer aveva avuto su di me certo non rasserenava i miei. Ma alla fine, dopo un sopralluogo al negozio, decidemmo per lo ZX Spectrum Sinclair.
A Natale, invece, scartai l’Amstrad CPC 464 con un bellissimo monitor a colori e qualche cassetta di giochi.
E feci una promessa: non avrei dovuto passare le ore solo a giocare (qui e qui la review dei titoli). Ma avrei dovuto studiare. Capire come quegli strani strumenti potessero servire a realizzare qualcosa di buono e di istruttivo.
E trovai tra i pacchetti un manuale di Basic per ragazzi, una edizione rara, purtroppo ora andata persa.
Mio padre aveva fatto un enorme sforzo, accantonando le sue perplessità: lo capii subito: dovevo meritarmi quel regalo strepitoso.
Da lì agli smanettamenti tipici di un nerd in erba, il passo fu breve: il basic non aveva segreti. Scrivevo i miei programmini e li salvavo su cassetta per farli visionare a quelli esperti. Arrivò una stampante ad aghi ed un word processor (questo). Sviluppai un software simile a Paint (con il quale si poteva disegnare usando le frecce della tastiera) e stupivo gli amici con gli effetti speciali.
Commodore 128 |
Non mi sono mai perdonato il passaggio al Commodore: certo, nel 128 c’era il Basic 8.0 ed i comandi facili per gli sprite. E tutti i miei amici avevano il 64 per giocare. E poi, maneggiare le cassette era frustrante: meglio passare ad un bel floppy disk.
Quindi, recentemente, l’ho ricomprato: il problema però è che è difficile trovarne uno in buone condizioni comprensivo di monitor a colori.
E per altro sta diventando un pezzo da collezione, per cui i costi salgono.
Per ora, mi sono accontentato della macchina ed ho rinunciato al monitor.
Il problema è accenderlo e collegarlo: il video usa un connettore circolare proprietario, un DIN-6. Per fortuna è possibile sostituirlo con una presa SCART. E anche l’alimentatore ha un voltaggio poco diffuso.
Su eBay si trova un kit, tipo quello al lato.
E in attesa magari gioco con questi schemi elettici.
In basso un video.
Oppure con questo emulatore.
Condividiamo tante cose, dall’intellevision al cpc 464 che ho inopinatamente venduto dopo oltre 15 anni di fedele funzionamento nel 1991 per sole 50000 lire. Peccato, sarebbe stato un bel ricordo, dato che è proprio grazie a lui che sono diventato un ingegnere informatico ed ho imparato (soltanto dal manuale) la logica della programmazione che oggi insegno a scuola.
Sto cercando un buon emulatore su linux (ubuntu) per rivivere le belle sensazioni di quei tempi, ho trovato xcpc ma ho qualche problemino, avete notizie di qualcosa di meglio?
Concordo, comunque, sulla superiorità come computer del CPC464 rispetto allo zx ed al commodore; non c’era paragone sulla programmazione!
Ciao, ho visto il tuo articolo sul cpc464!
Proprio oggi ho provato a riportarlo in vita, il monitor (verde e nero) è funzionante ma mi appare una schermata vuota senza cursore e nemmeno la scritta “amstrad 64k microcomputer”
si vede solo il bordo verde piu scuro…cosa posso fare?
Purtroppo io ho problemi ancora più gravi, visto che non ho il monitor e sto pretendendo di attaccarlo alla televisione…
Il tuo monitor è quello originale Amstrad? Sei sicuro che sia funzionante? Ti ricordo non l’Amstrad CPC464 non ha l’alimentatore che è invece inglobato proprio nel monitor.
Dammi qualche dettaglio in più…
Leggi anche qui:
https://www.ccworld.it/2010/11/amstrad-cpc-464-professional-tv-scart-connection-kit/
Ho anche io un amstrad cpc 464 con monutor a colori..o dovrei dire avevo perche mi e’ stato rubato e allora ne ho ricomprato un altro non piu amstrad ma Shnaider..senza i tasti colorati e qualche bug nel basic ..ma per il resto uguale in tutto..i bug riguardano il ciclo for che se voglio per sbaglio contare all indietro e il numero dopo TO e’ maggiore di quello di inizzio da al run un errore strano..poi listando il prog trovo il ciclo con accanto scritto nel listato stesso Reverse… Quindi forse si trstta di un dialetto o versione un po diversa…anche se il basic e’ la stessa versione di quello Amstrad.
Bellissimo articolo, non posso che condividere tutto quanto hai scritto, sulle superiorità rispetto al Commodore (ho avuto anche il C64), per non parlare di quello che ho imparato dal CPC e proprio dal suo manuale, anche io non conoscevo altro, addirittura lo comprai se ricordo bene nel 1988, avevo 14 anni, quando facevano ancora la pubblicità del CPC in tv. Purtroppo l’ho dato via quando partii per il servizio di leva, stufo delle cassette, pensavo ormai con l’avvento dei pc che non servisse più. Credo che se volessi potrei anche tentare di recuperarlo, devo accertarmi sulla sua ancora probabile esistenza, anche se comunque ho ritrovato tutto tramite l’emulatore ed anche di più. Io purtroppo avevo il monitor a fosfori verdi, quindi non ho goduto a pieno i primi tempi, anche se poi ho trovato il modulatore che mi permetteva di collegarlo al tv color tramite il cavo di antenna, tutta altra storia, la qualità era scadente. Proprio in questi giorni ho ripreso alcuni giochi, ricordavo con piacere le musichette, poi finalmente su alcuni giochi ho potuto vederne il colore. Oltre al CPC abbiamo in comune anche l’età… lieto di aver letto questa release! Ciao