Ho rovistato nella mia scatola dei ricordi.
Ed ho pescato la mia prima macchina fotografica.

Una Yashica FX-3. Una reflex 35mm che ha fatto avvicinare alla fotografia una generazione. E’ una macchina del 1984, quindi ero proprio giovanissimo.

Con il corpo il 50mm F1.9 in dotazione. E qualche settimana dopo arrivò un flash della Metz ed un pesantissimo zoom Tamron 70-210 F3.8-4 con un anello adattatore Adaptall 2.
Sull’obiettivo tutte le linee per la profondità di campo. Non se ne vedono più, di cose così, in giro.
Ed una borsa.

Insomma un kit completo.
Non era destinato a me. Ma fui io ad utilizzarlo.
Mi furono date alcune semplici istruzioni, adatte ad una bambino.


Innanzitutto comprare pellicola a 100 ASA oppure a 200 ASA (all’epoca si parlava di velocità del film, pensa te). La Kodacolor Gold o la Fujicolor Superia 200 all’epoca erano standard.
Poi impostare la ghiera della velocità della pellicola sullo stesso valore, 100 o 200. Mi fu raccomandato di non toccarla più di tanto, quella ghiera, il che significava non comprare pellicole “strane”.

Poi mi dissero di impostare l’altra ghiera (quelli dei tempi) sul valore rosso: 125.
La messa a fuoco era rigorosamente manuale.
A quel punto, guardando le luci nel mirino dovevo trovare il verde ruotando la ghiera sull’obiettivo (il diaframma).

In sostanza mi furono date istruzioni per scattare sempre in priorità di tempi, ad 1/125 di secondo con una esposizione media su tutta l’immagine.

L’obiettivo luminoso era di aiuto, ma io qualche volta mettevo i tempi ad 1/60: avevo intuito che in condizioni di scarsa luce poteva servire. E qualche volta ho addirittura usato la posa B.

Fu un processo fatto di piccoli passi ed intuizioni.
La tecnica mi era sconosciuta, e c’era sempre la curiosità di vedere il risultato di una stampa.
Ma soprattutto la concentrazione era tutta dedicata alla composizione. E poi era uno scatto, uno solo, che le pose poi potevano finire subito. Non potevi sbagliare.

Purtroppo si trattava di un hobby costoso, e fui invitato a scattare qualche foto in meno.

Il Tamron l’ho venduto molti anni fa.
Conservo il flash, rigorosamente manuale, perché purtroppo non ha mercato.

E naturalmente la Yashica rimarrà nella vetrinetta, a ricordarmi che in fondo la colpa è anche un po’ sua.
La camera oggi è un po’ rovinata, il rivestimento in gomma è stato aggredito dalla muffa.
Ma la meccanica sembra ancora in buone condizioni.

Sono riuscito a trovare il suo manuale in formato elettronico, ed è andato a finire tra i miei Google Docs.

Forse un giorno la porterò con me in una uscita di street.