Che avrei dovuto prepararmi a stati d’animo inediti era chiaro.
Ma quando mio figlio mi guarda con quella espressione interrogativa, con quegli occhi desiderosi di una mia reazione, qualsiasi essa sia…
Ed aspetta, sospeso in quella sua fragilità, per attimi che mi sembrano lunghissimi…
Allora mi piove addosso tutto d’un tratto quella responsabilità che non so mai razionalizzare, e con essa il desiderio intenso di rispettare tutte le promesse che gli ho già fatto, anche se non lo so.
E anche quelle altre che gli farò domani. E che ancora non conosco.
Lui da me si aspetta parecchio. E solo da me.
E mi sento impreparato.
E poi non so come mai, ma poi lui, puntualmente, sorride, ed io so che sarà bello. E divertente. Ed appagante.
E spero che sarà sempre così, che lui si aspetti sempre qualcosa da me.
Ci provo. Ma non posso spiegare.
Ma ora capisco che è in quel momento di distensione dopo il suo sorriso, che mi sento davvero tranquillo.
Un po’ come la quiete dopo la tempesta.
Deve essere quella, la sensazione di essere padre.
E così mi appunto questo pensiero, in modo che un giorno possa ricordarmi di ringraziarlo per questo.